UN ANNO DALLA TRAGEDIA DI RIGOPIANO ALLA MAGISTRATURA LE INDAGINI PER LE RESPONSABILITÀ, ALLA POLITICA IL DOVERE DI PERCORRERE LA STRADA PER IMPEDIRE CHE SI RIPETA CIÒ CHE PUÒ ESSERE EVITATO.
UN ANNO DALLA TRAGEDIA DI RIGOPIANO
ALLA MAGISTRATURA LE INDAGINI PER LE RESPONSABILITÀ, ALLA POLITICA IL DOVERE DI PERCORRERE LA STRADA PER IMPEDIRE CHE SI RIPETA CIÒ CHE PUÒ ESSERE EVITATO.
Ad un anno dalla tragedia di Rigopiano il provvedimento preso dalla Regione Abruzzo per impedire che possano accadere di nuovo disgrazie simili è stato di dotarsi della Carta per la localizzazione del pericolo valanghe. Per l’incarico è stata bandita una gara con base d’asta di un milione e 35mila euro vinta con un ribasso del 40% da un geologo toscano. Tra le perplessità nell’adozione di questa misura ne vengono fuori due in particolare: la prima riguarda l’esiguità della cifra investita rispetto all’enorme lavoro da realizzare, la seconda il fatto che si tratti di una carta del pericolo e non del rischio di valanghe.
La prima perplessità è conseguenza dello strumento utilizzato per raggiungere lo scopo: una gara d’appalto al massimo ribasso attraverso cui può vincere anche il geologo meno preparato.
La seconda perplessità è sulla differenza tra pericolo e rischio: il pericolo è riferibile alla quantità delle aree soggette a possibilità di valanghe, mentre il rischio considera il valore esposto rappresentato in primo luogo dalla vita umana.
Tradotto in soldoni significa che viene pagato uno studio, per il quale sono richiesti 3 anni, che non considera come prima necessità l’individuazione dei punti sensibili, quale era l’Hotel Rigopiano, in considerazione del valore esposto, ossia la vita umana, ma una mappatura che include un’area molto più ampia, come ad intendere che l’emergenza richiamata pesantemente dalla tragedia di un anno fa possa consentirsi tempi di attesa enormi.
Non è così, non può essere così.
Rigopiano avrebbe dovuto colmare una lacuna tutta abruzzese, quella che la vede all’ultimo posto di una graduatoria incomprensibile per essere la Regione della Majella e del Gran Sasso: è priva infatti di un ufficio geologico regionale e quel che è peggio è che non esistono competenze geologiche negli organi istituzionali regionali. Per fare alcuni esempi Il Molise conta 7 geologi al servizio della regione, le Marche 11, la Basilicata addirittura 82, l’Abruzzo zero.
Piuttosto che formulare bandi improbabili, che alla luce di queste considerazioni danno l’impressione di una falsa buona volontà, piuttosto che affidare ai privati incarichi così delicati, non sarebbe opportuno uniformarsi alle misure adottate dalle altre regioni? Colmando una lacuna che se è stata vergognosa fino al 17 gennaio 2017 dal giorno dopo sprofonda nella complicità?
È facile parlare dopo. Ed è per questo che ci permettiamo di indicare la strada a chi ci governa, nel nome di ognuna delle 29 vittime di Rigopiano.
Che non accada mai più ciò che può essere evitato.