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NUOVO SENSO CIVICO

 “Coordinamento NO OMBRINA 2015”

Salviamo l’Abruzzo e il Mare di tutti

GUIDA CRITICA A “OMBRINA MARE”

ed alle trivellazioni off-shore

Dati, informazioni, prospettive e conseguenze di un’operazione inaccettabile

ombrina mare strutture

“La salute è il primo dovere della vita.”  

  Oscar Wilde

Ombrina Mare” è un simbolo, la madre di tutte le battaglie in difesa di un futuro sano e di benessere non solo per l’intero Abruzzo ma per chiunque rispetti il Mare, la Vita e la Giustizia.

Se passa “Ombrina” si apre una voragine che ci travolgerà tutti e l’inquietante emblema di questa brutta storia è proprio quella gigantesca nave-raffineria così vicina alla costa come mai s’era osato al mondo e che oltre al mare provvederà ad inquinare quotidianamente anche l’aria e poi l’economia e poi il lavoro e la serenità di tutte le persone che hanno a cuore le sorti della nostra Regione.

Quella nave che diventerà punto di riferimento e incentivo non solo dei pozzi più vicini ma anche di tutti gli altri e il traffico di petroliere sarà incessante, un vero corteo funebre per una Comunità intera che sempre si è opposta e sempre lo farà ad un sopruso sordo ed arrogante.

Ombrina Mare” è il modello di una prepotenza replicabile ovunque dall’Adriatico allo Jonio, dal Mar Ligure al Tirreno, dalla Sardegna alla Sicilia ed all’intero Mediterraneo, culla comune della nostra civiltà, ed è quindi interesse generale fermarla al più presto. 

Ed è proprio quello che faremo perché ricordiamo a tutti, politici, amministratori e dirigenti pubblici e privati, che la forza impetuosa di un Popolo unito riesce a  travolgere qualsiasi ostacolo che tenti di sbarrare il suo cammino e non ci sarà piattaforma, nave o trivella capace di reggere quest’urto formidabile.

ombrina

SOMMARIO 

  • INTRODUZIONE: UNA QUESTIONE DI SOPRAVVIVENZA
  • 1.IL PROGETTO “OMBRINA MARE” NEL DETTAGLIO 
  • 1.1.LA PIATTAFORMA “OMBRINA MARE” UBICAZIONE E DISTANZA DALLA COSTA 
  • 1.2.I POZZI DI ESTRAZIONE
  • 1.3.LA NAVE FPSO PER LA RAFFINAZIONE E LO STOCCAGGIO
  • 1.4.LE CONDOTTE SOTTOMARINE
  • 2.QUANTO E COSA SI ESTRARRA’ DA OMBRINA MARE
  •  3. GLI INCIDENTI SULLE PIATTAFORME E IN MARE
  • 4.LE INCREDIBILI AGEVOLAZIONI PER L’INDUSTRIA PETROLIFERA 5. LA “BALLA” OCCUPAZIONALE E I DANNI PER L’ECONOMIA LOCALE
  • 6.I DANNI PER LA SALUTE E L’AMBIENTE
  • 7. LA CHIESA CATTOLICA CONDANNA OMBRINA IN DIFESA DEL CREATO 
  • 8. IL VASTISSIMO SCHIERAMENTO ANTI-OMBRINA DI COMUNI, ENTI, ASSOCIAZIONI, ORGANIZZAZIONI E ATTIVITA’ ECONOMICHE
  • 9. ANCHE I SOSTENITORI DEL PETROLIO RITENGONO INSENSATO TRIVELLARE L’ADRIATICO: LE DICHIARAZIONI DI LEONARDO MAUGERI (EX ALTO DIRIGENTE ENI)
  • 10. L’ITER LEGISLATIVO E AMMINISTRATIVO. LE “OSSERVAZIONI” AL PROGETTO E L’IMBARAZZANTE DECRETO AUTORIZZATIVO.
  • 11. IL FUTURO E’ FUORI DAL PETROLIO E DALLE FONTI FOSSILI
  • CONCLUSIONI

  •  
  • RINGRAZIAMENTI E AUSPICI

INTRODUZIONE: UNA QUESTIONE DI SOPRAVVIVENZA

Sgombriamo subito il campo da un enorme equivoco usato in malafede da alcuni per ostacolare il consolidarsi di una coscienza diffusa sui temi ambientali: le lotte contro le trivellazioni e “Ombrina Mare” in particolare, così come tutte le battaglie contro l’inquinamento e i progetti insensati, non sono argomenti riservati a ecologisti fanatici o a ingenui amanti della natura ma rappresentano una questione di sopravvivenza che riguarda tutti senza distinzioni di orientamento politico, culturale, religioso o convincimento personale perché le pesanti ricadute coinvolgono ognuno di noi.

Il progetto “Ombrina Mare” è sfacciatamente inaccettabilesotto ogni punto di vista per le sorti dell’Abruzzo, dell’Italia intera e, per com’è stato imposto senza un confronto diretto con le comunità locali, rovinoso per gli stessi fondamenti della democrazia partecipativa.

I pochissimi sostenitori di questa operazione, interessati in prima persona per tornaconti assai “materiali”, non sono riusciti a fornire uno straccio di motivazione decente per la sua accettazione, semplicemente perché uno straccio di motivazione decente non esiste. Non esiste il minimo vantaggio per la collettività ma solo danni evidenti e crescenti nel tempo sul versante economico, occupazionale e naturalmente della salute pubblica e dell’ambiente.

Nelle pagine seguenti cercheremo di fornire un riepilogo chiaro della situazione a beneficio di tutti, soprattutto di chi non è sufficientemente informato e per questo non si è ancora indignato quanto dovrebbe.

Non è più il tempo di fare gli spettatori, bisogna agire prima che sia troppo tardi.

AVVERTENZA: tutti i dati riportati sono tratti da documenti ufficiali (progetti, atti, statistiche, ecc.), da pubblicazioni disponibili in rete o altrove e da studi svolti da accreditati tecnici e legali del movimento. Essendo il presente un semplice opuscolo divulgativo senza carattere accademico non vengono inserite note e riferimenti eccessivamente particolareggiati che ne avrebbero appesantito la lettura ma qualsiasi indicazione riportata è facilmente riscontrabile.

1.IL PROGETTO OMBRINA MARE NEL DETTAGLIO

Le informazioni generali sul progetto e la sua descrizione sono consultabili sul sito del Ministero dell’Ambiente (ufficialmente abbreviato in “Minambiente” che sembra un tragicomico sabotaggio).

“Opera: Concessione di coltivazione idrocarburi d30 B.C-MD

Progetto: Concessione di coltivazione idrocarburi liquidi e gassosi “d30B.C-MD” – Progetto di coltivazione del giacimento Ombrina Mare.

Descrizione: Il progetto di coltivazione del giacimento di idrocarburi Ombrina Mare nell’ambito della concessione di coltivazione d30 B.C.-MD, prevede la perforazione di 4-6 pozzi, la realizzazione di un serbatoio FPSO galleggiante per il trattamento e lo stoccaggio della produzione di olio, di una piattaforma OMB-A di produzione di gas ed olio, di una sealine per i trasferimenti tra la piattaforma OMB-A ed il serbatoio FSPO e di una sealine per il trasferimento del gas dalla piattaforma OMB-A alla piattaforma esistente Santo Stefano Mare 9. 

Proponente: Medoilgas Italia S.p.A. [società inglese in seguito acquisita dall’attuale titolare R0CKHOPPER Exploration con sede a Londra il cui versante italiano è la Rockhopper Italia S.p.a. ndr]

Tipologia di opera: Coltivazione idrocarburi”

La durata della concessione di coltivazione è di 20 anni con diritto ad una proroga di ulteriori 10 (Dlgs.625/96)PER UN TOTALE COMPLESSIVO DI 30 ANNINel progetto ufficiale la società proponente stima in 25 anni la durata complessiva dell’attività estrattiva da “Ombrina Mare”.Questo significa ipotecare il futuro non solo del mare abruzzese ma dell’intera Regione con pesanti ricadute sull’economia, l’occupazione, la salute delle persone e dell’ambiente in cui vivono.

Basti citare come esempio l’enorme nave di appoggio che effettuerà la prima raffinazione del greggio estratto e che sarà attiva lungo tutto questo periodo per 365 giorni l’anno, 24 ore al giorno, riversando ogni ora in atmosfera in regime normale oltre 11 tonnellate di fumi e gas inquinanti, comprese sostanze tossiche e nocive, a cui si andranno ad aggiungere in caso di incidente ulteriori 490 tonnellate l’ora di analoghe emissioni.

Il progetto OMBRINA MARE si compone di 4 diverse strutture:

  1. la piattaforma;
  2. i pozzi di estrazione;
  3. la nave FPSO per il primo trattamento di raffinazione/desolforazione e lo stoccaggio;
  4. le condotte sottomarine.

1.1.LA PIATTAFORMA “OMBRINA MARE” UBICAZIONE E DISTANZA DALLA COSTA: la piattaforma poggerà su un fondale prevalentemente sabbioso di circa 20,5 metri e sarà collegata al pozzo già esistente “OMBRINA MARE 2” (vedi foto) ad una distanza verificata dalla costa di appena 3 miglia nautiche (circa 5,6 kilometri) di fronte all’Eremo Dannunziano nel tratto di “Costa dei Trabocchi” tra San Vito Marina e Fossacesia in Provincia di Chieti.

foto pozzo

Fig.1:IL POZZO “OMBRINA MARE 2” 

Figura 2.2.1.a – Struttura a traliccio con testa pozzo Ombrina Mare 2 Dir (dal progetto originale)

piattaforma-ombrina-mare-A

Fig.2: UBICAZIONE DEL POZZO RISPETTO ALLA COSTA

STRUTTURA E DIMENSIONI: tecnicamente denominata “OMB-A” la piattaforma sarà costituita da una struttura metallica portante a 3 piani, il primo adibito ai drenaggi e gli altri due operativi, con annessa gru, alta complessivamente 45 metri (quanto un palazzo di 15 piani!), larga 60 metri e lunga 40 metri, per una superficie di circa 2400 mq. Non è prevista alcuna presenza di personale sulla piattaforma essendo completamente automatizzata.

Piattaforma

Fig.3: PIATTAFORMA SIMILE A “OMBRINA MARE”

1.2.I POZZI DI ESTRAZIONE

Oltre al pozzo già esistente visibile a occhio nudo dalla costa (denominato OMB2), è prevista la realizzazione di altri 4 o 6 pozzi dalla profondità indicativa di 2200 metri collegati alla piattaforma. Un “effetto groviera” che determinerà un enorme aumento dell’inquinamento marino anche a causa dei liquidi utilizzati per le trivellazioni.

Come dichiarato nel progetto ufficiale (par.2.5.7.1. “Produzione dei rifiuti”) solo limitatamente alla perforazione di 4 nuovi pozzi verrebbero prodotte 14397 tonnellate di rifiuti, soprattutto fanghi ed ulteriori “rifiuti di perforazione contenenti sostanze pericolose” e poi scarti di olio minerale, plastica ed “altri rifiuti contenenti mercurio”. Se invece, come probabile, i nuovi pozzi fossero 6 allora la quantità di rifiuti schizzerebbe in proporzione ad oltre 20mila tonnellate di rifiuti.

E’ stato calcolato che in generale, per ogni barile di petrolio estratto ce ne siano almeno 10 di materiali di scarto.

FANGHI E FLUIDI DI PERFORAZIONE

I fanghi di perforazione sono fluidi impiegati nella trivellazione dei pozzi che vengono immessi all’interno per poi risalire in superficie. Servono tra l’altro per l’asportazione dei detriti dal fondo del pozzo, il raffreddamento e la lubrificazione dello scalpello, il contenimento fisico dei fluidi presenti nel pozzo, il consolidamento delle pareti del pozzo.

Si tratta di miscele chimiche la cui formulazione è particolarmente complessa e addirittura le società petrolifere si trincerano dietro il segreto industriale per non rivelarne l’esatta composizione, il che la dice lunga sul grado di tranquillità e fiducia che può indurre un atteggiamento di questo tipo.

Sappiamo che le sostanze utilizzate sono circa 500 di cui molte tossiche e che oltre queste ritorna in superficie anche il materiale di scarto compresa l’acqua contaminata da metalli pesanti e idrocarburi. E’ un’ulteriore fonte di inquinamento ambientale che va ad aggiungersi all’enorme produzione di rifiuti speciali e tossico-nocivi che una simile attività comporta e che andranno adeguatamente smaltiti, ma che nel progetto ufficiale non viene indicato né come né dove (confermando così la natura non definitiva di tale progetto).

In alto mare, lontano da occhi indiscreti, tutto diventa più facile, anche compiere scorrettezze e illegalità. Per l’industria petrolifera è pratica corrente riversare in acqua i materiali di scarto: in Norvegia lo fanno abitualmente, come si evince dai siti governativi che dichiarano come in media in un anno ogni pozzo ne getti circa 3.000 tonnellate. Si calcola che nella sua vita di 30-40 anni un pozzo possa rilasciare in mare 90mila tonnellate di rifiuti e scarti vari.

In Abruzzo nel 2008 sono stati utilizzati per le perforazioni in mare anche materiali a base di olio diesel, vietati nei mari del Nord ma non da noi.

Come sempre tappeti rossi per i petrolieri…

1.3.LA NAVE FPSO PER LA RAFFINAZIONE E LO STOCCAGGIO

L’enorme nave di appoggio che effettuerà il primo trattamento del greggio estratto (in pratica una vera e propria raffineria galleggiante) viene denominata FPSO – Floating Production, Storage and Offloading ossia nave di produzione, stoccaggio e scarico che sarà ancorata permanentemente per tutta la durata dell’attività a 4,5 miglia nautiche da riva (8,4 kilometri) e a 2,8 km. verso est dalla piattaforma Ombrina. Non esiste al mondo un altro caso di nave di questo genere posizionata così vicino alla costa. Un primato che l’Abruzzo non vuole e che cercherà di scongiurare con tutte le sue forze.

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Fig.4: ESEMPIO DI NAVE FPSO

DATI TECNICI DELLA NAVE FPSO

  • Le dimensioni della nave FPSO, come indicato nel progetto, sono:altezza dalla linea di galleggiamento 45 metri compresa la gru – larghezza 33 metri – lunghezza 320 metri: per avere un’idea (vedi fotocomposizione) sarà più lunga dello Stadio Adriatico di Pescara e alta quanto un palazzo di 15 piani.

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Fig.5: LA NAVE FPSO SOVRAPPOSTA ALLO STADIO DI PESCARA

  • La capacità di stoccaggio a bordo è di circa 45/50mila tonnellate di petrolio  e dai 10 ai 15mila metri cubi di acqua di formazione che è lo strato di acqua sul quale si trova in sospensione il petrolio. Durante il processo di trivellazione ed estrazione si ha come effetto collaterale un’enorme produzione di acqua contaminata detta acqua di produzione (o di strato) nella quale, oltre all’olio, sono presenti forti inquinanti quali metalli pesanti, solidi sospesi e disciolti ed elementi radioattivi. Anche l’acqua di produzione va opportunamente trattata.
  • Il personale a bordo previsto sarà di 15 elementi.

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Fig.6: MODELLO “FIRENZE FPSO” INDICATO DALLA MEDOIL GAS NEL PROGETTO ORIGINALE

LE OPERAZIONI DI BORDO E LA DESOLFORAZIONE

Le operazioni a bordo consisteranno nell’attività di separazione del petrolio dal gas e dall’acqua e nel primo trattamento del greggio estratto per ridurne il contenuto di zolfo (“desolforazione”).

Il petrolio estratto da Ombrina è di qualità così scarsache la fase di raffinamento successiva al primo trattamento non potrà svolgersi in Italia per la mancanza di adeguate tecnologie e quindi si farà all’estero, probabilmente in Spagna.

La desolforazione è un processo molto inquinante e nocivoattraverso il quale vengono separati gli scarti sulfurei dal greggio ed è tanto più dannoso quanto più è alta questa percentuale. Ricordiamo che il petrolio presente nel giacimento di Ombrina è molto “amaro” contenendo ben il 5,43% di zolfo. Questa operazione implica una fase di incenerimento di rifiuti a fiamma costante per 24 ore al giorno con la combustione di almeno 80 tonnellate al giorno di prodotti di scarto compresi materiali speciali e pericolosi.

Come dichiarato nel progetto ufficiale, le emissioni di fumi inquinanti contenenti sostanze tossiche e nocive rilasciate in atmosfera dalla piattaforma e dai camini della nave FPSO per le attività di separazione e desolforazione saranno in regime normale un totale di oltre 11 tonnellate l’ora che in caso di incidente schizzerebbero ad oltre 500 tonnellate l’ora. Nell’arco complessivo della sua attività venticinquennale il comparto “Ombrina Mare” comporterebbe l’immissione in atmosfera di quasi 2 milioni e mezzo di tonnellate complessive di sostanze varie.

Non va sottovalutato che, ulteriore favore ai petrolieri, i dati delle emissioni sono autocertificati dalle Compagnie stesse e non rilevati da un organismo pubblico esterno e indipendente.

Insomma, chiedete all’oste se il vino è buono.

La reazione chimica utilizzata per ottenere lo zolfo puro (la “desolforazione”) prevista inizialmente attraverso il “processo Claus” e poi modificata con un “dispositivo LOCAT”, comporta come effetto collaterale la formazione del pericolosissimo idrogeno solforato (H2S), dalle proprietà cancrogeniche e mutageniche, che verrà bruciato con continui rilasci in atmosfera.

E’la stessa Società proponente che nel progetto originale dichiara testualmente: “In generale, oltre agli idrocarburi, i gas provenienti dalle formazioni sono, in concentrazione diversa, H2S (Idrogeno Solforato) e in misura lievemente minore CO2 (Anidride carbonica o Biossido di Carbonio);entrambi sono tossici e possono provocare forme di avvelenamento nell’uomo, nella fauna e nella flora.” (Paragrafo 2.5.5.2.).

Naturalmente non c’è solo l’idrogeno solforato perché, fin dalla fase di estrazione, fuoriescono insieme al petrolio tante altre sostanze come benzene e toluene (BTEX), Idrocarburi Policiclici Aromatici (PAH) o i Composti Organici Volatili (VOC) tutte classificate cancerogene dall’Organizzazione Mondiale della Sanità e dal “Codice dell’Ambiente” italiano. E poi verranno sprigionate tutta un’altra serie di elementi nocivi quali l’ossido di zolfo (SOX), l’ossido di azoto (NOX) o il monossido di carbonio (CO) che con la brezza marina che spira costantemente verso la costa verranno trasportati per decine di chilometri ricadendo non solo sulla riviera ma anche all’interno sulle popolazioni dell’entroterra. In proposito si pensi al ricorrente fenomeno delle “piogge di sabbia” dal deserto del Sahara con le polveri gialle che percorrono migliaia di km. fino a depositarsi sui nostri terreni e sulle nostre case. In quest’occasione abbiamo l’evidenza visiva del fenomeno, ma quando sono sostanze invisibili e altamente nocive come facciamo ad accorgercene? E’ la dimostrazione che questa battaglia di civiltà deve coinvolgere l’intera Comunità dal mare fino ai monti non solo per motivi di solidarietà e giustizia ma anche perché gli effetti negativi arrivano ovunque e le conseguenze non sono circoscritte ad un’area ben definita.

Come diciamo sempre, l’aria non ha confini.

L’intera comunità scientifica internazionale, a cominciare dal massimo esperto mondiale in materia, il Prof. Kaye H. Kilburn, riconosce la tossicità dell’idrogeno solforato che è causa di gravi patologie e di danni irreversibili sulla salute. Oltretutto in Italia c’è l’aggravante dei limiti legali che sono migliaia di volte superiori a quelli indicati come tollerabili dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (0,005 parti per milione) o applicati in altre parti del mondo (in USA 0,001ppm e nello Stato del Massachusetts addirittura 0,0006ppm). Da noi gli impianti di desolforazione possono emettere anche 30 ppm di H2S, 30 mila volte più degli USA. Una voragine tutta a discapito della salute degli italiani.

Mentre ad alte concentrazioni, quando è totalmente inodore e maggiormente insidioso, l’H2S viene classificato come un veleno paragonabile al cianuro che provoca la morte instantanea, a piccole dosi individuabili dal classico odore di uova marce può essere molto tossico sia per la salute umana che per quella animale e vegetale causando disturbi respiratori, neurologici, motori e cardiaci e potrebbe essere collegato sia ad una maggiore incorrenza di aborti spontanei e malformazioni neonatali sia alla comparsa di cancro al colon.

GLI INCIDENTI DELLE NAVI FPSO

Un’altra operazione piuttosto delicata e pericolosa (chiamata “allibo”) è quella del trasbordo del greggio dalla nave FPSO ad una petroliera che la affiancherà una volta al mese, operazione durante la quale si verificano frequentemente perdite di greggio in mare. Statisticamente sono innumerevoli gli incidenti cche coinvolgono le navi FPSO.

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Fig.7: OPERAZIONE DI “ALLIBO” TRA NAVE FPSO E PETROLIERA 

Il più aggiornato studio sugli incidenti riguardanti progetti simili ad Ombrina è il testo “Accident Statistics for Offshore Units on theUKCS 1990-2007” della OIL and GAS UK, pubblicato nel 2009, che riassume tutti gli incidenti avvenuti tra il 1990 e il 2007 nelle strutture di sfruttamento degli idrocarburi attive nella piattaforma continentale inglese. La società Rockhopper titolare del progetto Ombrina è appunto britannica.

Riguardo  alle 16 navi FPSO inglesi (tutte posizionate a distanze molto maggiori di quanto previsto in Abruzzo) nel periodo considerato sono avvenuti 603 incidenti con morti e feriti comprendenti incendi, scontri con altre navi, problemi agli ancoraggi ed agli oleodotti e soprattutto sversamenti di petrolio in mare. Pertanto, se la FPSO del progetto Ombrina mantenesse la frequenza media di incidenti delle FPSO inglesi si potrebbero prevedere nel suo ciclo di vita almeno 68 perdite in mare e più di una ventina di incendi dalle conseguenze imprevedibili.

Uno studio del Direttorato Norvegese per il Petrolio riporta la stima di perdite in mare di petrolio dalle FPSO di oltre 4000 barili (636 tonnellate) in un ciclo di vita di 30 anni, solo tenendo conto delle perdite che avvengono durante il trasferimento mensile del petrolio dalla FPSO alla petroliera.

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Fig.9: AFFONDAMENTO NAVE E SVERSAMENTI IN MARE

Nello stesso studio relativo alle strutture della piattaforma continentale norvegese, si riporta unafrequenza di collisioni tra FPSO e petroliera di 0,15 collisioni per anno per unità. Pertanto, se la FPSO del progetto Ombrina mantenesse questa media dovremmo aspettarci almeno 4 collisioni di entità e conseguenze imprevedibili nel ciclo di vita del progetto. Le perdite spesso sono massiccenel 2011 una FPSO della Shell posta a circa 75 miglia al largo del Delta del Niger hariversato in mare 40.000 barili di petrolio. La marea nera si è estesa per 70 km, coprendo 92.300 ettari di mare, secondo quanto dichiarato dalla stessa compagnia. L’ultimo incidente noto è avvenuto su una nave FPSO norvegese l’11 febbraio 2015 50 miglia al largo del Brasile con lo scoppio causato probabilmente da una fuga di gas ed il conseguente incendio a bordo che ha provocato 8 morti e sversamenti in mare non meglio quantificati.

Provate ad immaginare cosa accadrebbe con incidenti e sversamenti anche notevolmente inferiori a quelli spesso catastrofici che avvengono negli Oceani sconfinati ad altissime profondità ed enormi distanze dalla costa (vedi il caso del Golfo del Messico nel 2010) in un mare chiuso come l’Adriatico che a sua volta si trova all’interno di un altro bacino chiuso come il Mediterraneo che ha bisogno di almeno 100 anni per il ricambio superficiale delle acque. Il Mar Mediterraneo, nonostante abbia lo 0,7% delle acque globali, è attraversato dal 25% del traffico mondiale di idrocarburi con 8 milioni di barili al giorno trasportati nelle vicinanze di 46.000 km. di coste fortemente popolate e dedite al turismo. Nelle sue acquegià oggi si riscontra la più alta concentrazione di idrocarburi disciolti al mondo (38 milligrammi per metro cubo – 100/150mila tonnellate di idrocaburi sversati annualmente).

IN ITALIA E’ AVVENUTO IL PIU’ GRAVE DISASTRO ECOLOGICO DEL MEDITERRANEO CON L’ESPLOSIONE E SUCCESSIVO AFFONDAMENTO DELLA SUPERPETROLIERA “HAVEN” NEL GOLFO DI GENOVA IL 14 APRILE 1991. Nel corso dell’incidente, nel quale morirono il capitano della nave e quattro membri dell’equipaggio, bruciarono circa 90.000 tonnellate di petrolio oltre a 1000 tonnellate di carburante e si stima che all’interno della Haven siano ancora presenti circa 50.000 tonnellate di greggio che continuano ad inquinare quel tratto di costa.

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Fig.10: IL MARE IN FIAMME, L’AFFONDAMENTO DELLA “HAVEN”

Molto poco è stato fatto dalle autorità pubbliche per bonificare l’area e quasi niente per ripulire il mare. Il fondale dove giace la Haven è una distesa infinita di sassi ricoperti di catrame, distesa nella quale si stagliano le sagome di pesci che continuano a morire ancora oggi per colpa del greggio. I pescatori ovviamente vanno a pescare lontano dalla zona protetta ma questo non è sufficiente e le reti dei liguri si impregnano di petrolio al punto da costringerli a ripulire il pesce con l’olio se vogliono venderlo (e a quali rischi per i consumatori?).

La situazione della Haven è un’altra bomba inesplosa di cui prima o poi dovremo pagare il prezzo ed è soprattutto un’altra potente spinta per batterci con tutte le nostre forze per impedire il replicarsi di questi disastri annunciati.

1.4.LE CONDOTTE SOTTOMARINE

I collegamenti tra la piattaforma “Ombrina Mare” (OBM-A), la nave FPSO e la piattaforma Santo Stefano Mare 9 (SSM-9) che si trova di fronte alla Marina di Torino di Sangrosono garantiti da una rete di condotte e cavi sottomarini che avranno una lunghezza complessiva di 43,5 kilometri.

Incredibilmente non è dato sapere, in quanto non specificato nel progetto (ennesima riprova del carattere “non definitivo” dello stesso), se questi cavi andranno semplicemente depositati sul fondo oppure interrati.  E’ come se in una richiesta di concessione per costruire una casa non indicassimo dove sono i cavi elettrici, idraulici o gli allacci. Pensate che questo progetto verrebbe approvato dalla Commissione edilizia?

Ecco il dettaglio delle condotte sottomarine come riportato nel progetto originale:

– 4-5 km di condotta sottomarina di diametro 30 cm per il trasporto dell’olio dalla piattaforma OBM-A alla nave FPSO;

– 12 km di condotta sottomarina di diametro 15 cm per il trasporto del gas dalla piattaforma OBM-A alla piattaforma SSM -9;

– 4-5 km di condotta sottomarina di diametro 15 cm per il trasporto dell’acqua di formazione dalla piattaforma OBM-A alla nave FPSO;

– 4-5 km di condotta sottomarina di diametro 15 cm per il trasporto dell’acqua di formazione dalla nave FPSO alla piattaforma OBM-A;

– 4-5 km di condotta sottomarina di diametro 7,5 cm per fornitura di carburante(gas) dalla piattaforma OBM-A alla nave FPSO;

– 4-5 km di condotta sottomarina di diametro 10 cm per scarico di carburante (gas) in eccesso dalla nave FPSO alla piattaforma SSM-9  attraverso la piattaforma OBM-A;

– 4-5 km di condotta sottomarina di diametro 4 cm per il trasporto del DEG (glicole di etilenico) esausto dalla piattaforma OBM-A alla nave FPSO;

– 4-5 km di cavo per energia elettrica da nave FPSO a piattaforma OBM-A.

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Un altro elemento di enorme preoccupazione è la presenza vicino al centro di raccolta e stoccaggio del gas di S.Stefano Mare sulla costa di Torino di Sangro (dove confluirà il gas estratto da Ombrina) dell’impianto della ditta Esplodenti Sabino che procede alla smilitarizzazione anche tramite combustione di qualsiasi tipo di armamento (missili, bombe, mine, ecc.) ed è classificato dal Ministero dell’Ambiente come “stabilimento a rischio di incidente rilevante” tipo “Seveso”.

Avere un impianto così pericoloso a poco più di 1 km. in linea d’aria da un deposito di gas è definibile una scelta razionale e rassicurante per la popolazione che vive nei dintorni? Nel caso non auspicabile ma statisticamente possibile di incidente potrebbe innescarsi una reazione a catena dalle conseguenze imprevedibili? Come si può pensare di dislocare simili attività in luoghi così densamente abitati? Cosa spinge le autorità preposte e le istituzioni a raddoppiare i rischi invece di intervenire per ridurli?

La questione è molto seria e certamente non secondaria e va affrontata subito per non doversi rammaricare in futuro di non averlo fatto per tempo.

2.QUANTO E COSA SI ESTRARRA’ DA OMBRINA MARE

Le stime sulla quantità di petrolio potenzialmente estraibile da Ombrina sono state fornite dalla stessa Società presentatrice del progetto, la Medoil Gas: “La produzione prevista per lo sviluppo del campo “Ombrina Mare” è variabile tra circa 5.000 e 7.500 bbl/d [barili al giorno, ndr] di olio e circa 85.000 Sm3/d [metri cubi standard, ndr]di gas. I profili di produzione attualmente disponibili prevedono una durata di circa 25 anni per la coltivazione del campo Ombrina Mare.”

Per l’intero periodo della sua attività si tratta di un numero molto ottimistico variabile tra i 45 e i 68 milioni di barili (un barile corrisponde a 159 litri).

Considerando che in Italia nel 2014 con il crollo dovuto alla crisi economica si sono consumati circa 1 milione di barili al giorno (fonte: “Unione Petrolifera Italiana”) vuol dire che, ammesso e non concesso che tale produzione risulti effettiva e venisse commercializzata nel nostro Paese, il quantitativo di petrolio estratto in tutta la storia venticinquennale di “Ombrina Mare” basterebbe a soddisfare realisticamente meno di due mesi di fabbisogno nazionale. Per quanto riguarda il gas con il ciclo completo andremmo a coprire i consumi di un Comune delle dimensioni di Fossacesia (6500 abitanti circa).

Secondo le stime dello stesso Ministero dello Sviluppo Economico le riserve certe di petrolio disponibili nei fondali marini italiani al 31 dicembre 2014 (rapporto UNMIG 2015) sono di 7,6 milioni di tonnellate totali (un barile pesa circa 140 kg. e una tonnellata corrisponde a circa 7 barili per cui parliamo di circa 53 milioni di barili) che coprirebbero ai consumi attuali meno di 2 mesi del fabbisogno nazionale. Se poi aggungessimo anche quello presente in terraferma il totale delle riserve certe nel nostro Paese verrebbe consumato in appena 1 anno e mezzo.La produzione italiana di petrolio equivale allo 0,1% del prodotto globale mondiale. 

Vale la pena correre così tanti rischi ed ottenere danni certi da operazioni pluridecennali per delle cifre così esigue ?

Il petrolio presente nel giacimento Ombrina è di qualità molto scadente classificato con “indice API 17” (American Petroleum Institute). Questa scala ufficiale di misurazione varia da 8 (il peggiore, praticamente bitume, presente in Canada) fino a 40/45 (il migliore e più costoso, Texas, Mari del Nord, Arabia Saudita). Questa caratteristica negativa comporta conseguenze non sono solo economiche o di utilizzo finale ma legate al forte impattosull’ambiente che aumenta in proporzione al decrescere della qualità. Infatti il petrolio peggiore (definito “pesante” o “amaro” tra 10 e 22,3 di indice API)  è quello con le maggiori impurità sulfuree e quindi non essendo immediatamente trasportabile per i suoi effetti corrosivi necessita del già illustrato processo di desolforazione vicino al luogo di produzione.

  1. GLI INCIDENTI SULLE PIATTAFORME E IN MARE 

I problemi di sicurezza non riguardano solo le navi FPSO perché incidenti anche molto gravi accadono regolarmente sulle piattaforme. Il più noto all’intera opinione pubblica mondiale è quello disastroso avvenuto nel 2010  nel Golfo del Messico alla piattaforma “Deepwater Horizon”di proprietà della BP con lo sversamento in mare per tre mesi consecutivi di oltre 500mila  tonnellate di petrolio, 11 morti ed un danno incalcolabile e perenne per l’ecosistema e l’economia della fascia costiera dello Stato della Louisiana.

Ma non è l’unico: tra i più recenti (marzo 2015), sempre nel Golfo del Messico, l’incendio sulla piattaforma permanente della Società messicana Pemex con 4 morti, 16 feriti e danni ambientali non ancora pienamente accertati, ma sicuramente gravi.

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Fig.14: LA PIATTAFORMA “DEEPWATER HORIZON” IN FIAMME

Riflessione a margine: se un colosso come la BP si è dimostrato del tutto inadeguato ad affrontare un disastro come quello della “Deepwater Horizon”, come si pretende, con le dovute proporzioni, che riescano a farlo le compagnie petrolifere enormemente più piccole e dai capitali sociali esigui che operano nei nostri mari? 

Mari, come già detto, assai più fragili e compromessi degli Oceani?

Anche per le piattaforme il più aggiornato studio sugli incidenti riguardanti progetti simili ad Ombrina è il testo inglese citato in precedenza che riassume tutti gli incidenti avvenuti tra il 1990 e il 2007 nelle strutture britanniche di sfruttamento degli idrocarburi.

Per quanto riguarda le piattaforme fisse inglesi nel periodo considerato sono avvenuti 5.871 incidenti con una frequenza di 3,4 incidenti per unità all’anno. Gli incendi sono stati 0,412 l’anno per unità, le esplosioni 0,024 l’anno e le perdite in mare di petrolio ben 1,76 l’anno per unità. Pertanto, se la piattaforma di produzione del progetto Ombrina mantenesse la frequenza media di incidenti delle strutture fisse inglesi si potrebbero prevedere nel suo ciclo di vita 85 incidenti con 44 perdite in mare di entità non quantificabile e almeno una decina di incendi di portata e conseguenze incalcolabili.

Se in Adriatico accadesse un incidente anche mille volte più piccolo di quello del Golfo del Messico dell’aprile 2010,  questo specchio d’acqua diverrebbe un mare morto per i prossimi cento anni.

A causa di tutti questi rischi molto concreti gli Stati americani costieri, ad eccezione del Golfo del Messico, hanno imposto delle fasce di rispetto che impediscono tutte le attività petrolifere all’interno di 160 km. da riva (in Florida diventano 200). In Norvegia il limite è di 50 km. mentre in Italia, come abbiamo visto, la piattaforma “Ombrina Mare” sarà a meno di 6 Km dalla costa e la nave FPSO a meno di 9 km!

Quando si dice la prepotenza dei numeri!

4.LE INCREDIBILI AGEVOLAZIONI PER L’INDUSTRIA PETROLIFERA 

Per i petrolieri l’Italia rappresenta un vero e proprio “paradiso” o per meglio dire una terra (e un mare) di facile conquista. Incentivi, esenzioni ed agevolazioni di tutti i tipi riducono al minimo il rischio d’impresa garantendo lauti profitti che sono davvero enormi considerando che, sulla base delle recenti dichiarazioni del capo della Exxon (la più grande compagnia petrolifera del mondo), il costo medio di estrazione di un barile è di 11 dollari.

Agevolazioni che se fossero introdotte in altri settori economici molto meno “invasivi” e più consoni alle nostre vocazioni rappresenterebbero un aiuto notevole per uno sviluppo diffuso e rispettoso. Ma, si sa, i nostri Governi considerano di interesse strategico nazionale le trivelle e non, magari, il vino, l’olio o i prodotti della terra che danno un reddito certo e consolidato.

Le royalties, ossia le aliquote sul prodotto estratto, sono di gran lunga tra le più basse al mondosi va dal 7% per il petrolio al 10% per il gas estratti in mare, quando negli altri Paesi si oscilla tra il 20% e l’80%. Inoltre di questa già esigua quota solo il 55% va alla Regione adiacente al giacimento. Nessuna royalty è dovuta per le produzioni effettuate in regime di ricerca e addirittura sono le Compagnie stesse ad autocertificare la quantità di petrolio estratto senza che lo Stato eserciti alcun controllo!

A fronte di una lunghissima storia di trivellazioni fatta di 554 pozzi scavati a terra e 138 in mare il ridicolo importo totale di royalties incassate dalla Regione Abruzzo nel 2014 relativo alla produzione 2013 è stato di poco più di 200mila euro, per la precisione  207.609,86 euro (dati ufficiali UNMIG).

E’ sensato mettere in moto un meccanismo così impattante per un’elemosina di questo tipo?

Le franchigie (che sono annuali e non solo iniziali)consentono di esentare dal pagamento di aliquote allo Stato le prime 50 mila tonnellate di petrolio estratte in mare (20 mila in terraferma) e i primi 80 milioni di metri cubi di gas in mare (25 a terra). Le molteplici deduzioni sui costi garantite durante il periodo di prova inducono diverse compagnie a cambiare spesso ragione sociale per poterne approfittare da capo. Il carattere effimero di queste imprese viene evidenziato dal dato che dal 1949 le 181 società che hanno operato nella ricerca e coltivazione hanno cambiato titolarità in media tre volte nel corso dell’affidamento.

Nel 2010 su 59 società operanti in Italia solo 5 pagavano royalties (ENI, Shell, Edison, Gas Plus Italiana ed ENI/Mediterranea idrocarburi), nel 2014 solo 9. Guardacaso si tratta prevalentemente dei grandi gruppi mentre la maggioranza di compagnie estere che operano nell’Adriatico sono notevolmente più piccole, meno solide e meno attrezzate. La MOG-Medoil Gas, presentatrice del progetto “Ombrina Mare”, nei 20 anni di attività in Italia fino al 2012 non ha versato un centesimo di royalties. 

Sul fronte fiscale poi non esiste una specifica tassa sugli introiti derivanti dalla vendita degli idrocarburi(come ad esempio la petroleum tax in Inghilterra) ma vale la normativa generale vigente sulla quale peraltro si applicano ulteriori agevolazioni.

Le compagnie, in massima parte straniere, diventano proprietarie degli idrocarburi estratti e poi immettono sul mercato libero internazionale i prodotti raffinati ai prezzi correnti. Non c’è quindi nessuna possibilità di un intervento dello Stato per incamerare i profitti, calmierare il mercato e quindi ridurre la bolletta petrolifera.

Mentre i guadagni si dirigono all’estero, gli scarti, l’inquinamento e le malattie restano a noi.

  1. LA “BALLA” OCCUPAZIONALE E I DANNI PER L’ECONOMIA LOCALE

Smentiamo una volta per tutte le leggende messe in giro da fonti “interessate” sui miracolosi effetti occupazionali dell’industria estrattiva in Abruzzo e per estensione in tutta Italia.

L’insieme degli addetti all’estrazione, che lavora sul territorio e nel mare abruzzesi fra tutte le concessioni, ammonta a un centinaio di “unità”, di cui poco più della metà residenti in Regione.  Negli ultimi 8 anni l’insieme delle concessioni non solo non ha prodotto alcun nuovo posto di lavoro, ma ha più che dimezzato gli impieghi iniziali. Tranne lo smaltimento dei rifiuti non esiste alcuna attività economica indotta dalle concessioni in territorio abruzzese

Considerando che, attorno ad un pozzo a terra, ruota circa un centinaio di “unità”, fra annessi e connessi, per meno di 6 mesi, tutto quello che si riuscirebbe ad ottenere è il ritorno a casa di circa 200 degli abruzzesi sparsi altrove, senza un solo posto di lavoro nuovo tranne il turn-over corrente.

In mare, nel più eccelso ottimismo chietin-confindustriale, non s’andrebbe oltre i 2 “nuovi pozzi” l’anno, che riporterebbero forse a casa circa un altro centinaio d’abruzzesi migranti.

Da tutti i dati di cui si dispone e da quello che se ne può legittimamente (tecnicamente) dedurre, possiamo dunque azzardare molto ragionevolmente la conclusione che, acconsentendo alle pretese paradisiache dei petrolieri, possiamo tutt’al più sperare di riportare a casa 200/300 nostri migranti, i cui stipendi già sono comunque qua.

Nessuna crescita, nessuno sviluppo, nessun mantenimento nemmeno!

Le piattaforme in mare sono totalmente automatizzate, la nave FPSO prevede 15 uomini di equipaggio, dal bilancio Medoil Gas del 2012 pubblicato su Internet si evince che la spesa per gli addetti in tutta Italia ha corrisposto finora a meno di 20 posti di lavoro, per la raffineria (“Centro Oli”) di Ortona la stessa ENI nei documenti ufficiali indicava 14 persone impiegate a pieno regime. La ricaduta di reddito nel territorio, a detta degli stessi progetti, è nulla

Ma l’aspetto fondamentale è che questo tipo di attività estrattiva in mare come a terra è alternativo e totalmente incompatibile con le principali vocazioni economiche della Regione Abruzzo, basate su agricoltura di qualità, produzioni viti-vinicole e olearie di caratura mondiale, pesca, piccola e media industria manifatturiera ed artigianale, turismo e ricchezze paesaggistiche, bellezze storiche e tradizioni culturali.

Gli interventi nel settore estrattivo causerebbero la perdita di migliaia di posti di lavoro negli altri comparti, come calcolato da istituti ed associazioni di categoria locali, portando ad una drastica riduzione del P.I.L regionale e quindi ad un freno del diverso progetto di sviluppo che l’Abruzzo si è dato da decenni dotandosi di proprie leggi ad hocGli investimenti nel settore agricolo-alimentare (dal quale deriva il 28% del PIL regionale) e in quello turistico (dal quale proviene un altro 10% del PIL), a parità di somma investita, creano posti di lavoro da 10 a 20 volte maggiori; lo stesso rapporto si ha, scontata la crisi, nel manifatturiero.Questi settori poi non producono aggravi per sanità, sicurezza e servizi addizionali a fondo perduto alle finanze pubbliche, mentre è dimostrato che il settore idrocarburi sta già da tempo producendo questi aggravi (basta consultare le amministrazioni interessate).

Portiamo come esempio la produzione di vino in Abruzzo che negli ultimi anni ha avuto un exploit senza precedenti, con la crescita imponente delle Cantine, della produzione e della qualità che ne sta decretando il successo internazionale con il corollario positivo dell’aumento di investimenti finanziari e di importanti ricadute occupazionali.  Le aziende viti-vinicole non a caso sono in prima fila per contrastare la deriva petrolifera che ne pregiudicherebbe definitivamente qualsiasi possibilità non solo di crescita ma di esistenza stessa, come dimostra il caso emblematico della Basilicata con decine di produttori costretti a chiudere per le conseguenze delle attività estrattive e di raffinazione.

In particolare il progetto “Ombrina Mare” rappresenterebbe la pietra tombale per lo sviluppo turistico ed economico dell’intera zona già impostato e finanziato per tutt’altra prospettiva (Parco Nazionale della Costa Teatina istituito nel 2001 ed in via di definizione, Via Verde della Costa dei Trabocchi con pista ciclo-pedonale di 35 km., Siti di Interesse Comunitario ed aree protette varie).

A causa della presenza delle condotte sottomarine, della piattaforma e della nave FPSO, ci sarà una zona di rispetto per la quale tra 1531 e 1624 ettari di mare saranno interdetti alla navigazione, all’ancoraggio ed alla pesca (un raggio di 500 metri per ogni singola struttura).

Ai petrolieri piace affermare che le piattaforme costituiscono un ambiente protetto (!?!) che attrae i pesci e ne favorisce il ripopolamento. Questo è vero, ma se la piattaforma, come abbiamo evidenziato, è un luogo di sversamenti tossici in mare, che pesce andremo ad ingerire?

Un’indagine del Governo degli Stati Uniti del 1996 sui pesci delle piattaforme nel Golfo del Messico ha stabilito che gli esemplari pescati nei dintorni delle piattaforme avevano percentuali di mercurio 25 volte più alte di quelli presi lontano. Il mercurio ha la caratteristica di bio-accumularsi nell’organismo, ossia non si riesce ad espellerlo una volta ingerito. Le conseguenze cliniche della tossicità da mercurio sull’uomo comprendono l’ipertensione, la malattia coronarica, infarto miocardico, aritmie cardiache, ridotta variabilità della frequenza cardiaca, aumento dello spessore della intima-media della carotide e l’ostruzione dell’arteria carotidea, accidenti cerebrovascolari, aterosclerosi generalizzata, disfunzione e insufficienza renale, proteinuria.

I dati della Confesercenti indicano come l’attuale comparto Turistico della Costa dei Trabocchi consti di 3000 aziende con 15.000 addetti ed un fatturato in costante aumento. Questi sono dati reali, concreti, già in essere e non le cifre teoriche sparate dai petrolieri.

Dal rapporto “Ecotour 2014” si evince come il turismo-natura, nonostante la crisi economica, sia in continua crescita come numero di presenze e come fatturato soprattutto nelle aree costiere. In Abruzzo c’è poi il valore aggiunto della possibile sinergia con le zone interne ed i Parchi nazionali che sono un’ulteriore attrattiva per i turisti sempre più in cerca di territori protetti e senza stravolgimenti.

Solo nella provincia di Chieti, incrociando i dati delle presenze con quello della spesa media, il fatturato medio del mercato turistico nell’anno 2010 è stato tra i 100 e i 150 milioni di euro, mentre l’introito per la regione Abruzzo, derivante dalle royalties del progetto “Ombrina Mare”, se mai verranno pagate (circostanza non così certa visti i precedenti della società), sarebbero di soli 55 milioni per l’intero periodo di estrazione, meno di 3 milioni di euro l’anno, secondo quanto dichiarato inizialmente dalla stessa Medoil Gas.

bike

Il bike tourism è anch’esso in costante crescita. In Trentino Alto Adige, dove la Regione ha puntato massicciamente sul turismo-natura, solo la rete diffusa di piste ciclabili porta circa tre milioni di presenze annue e una ricaduta di 85 milioni di euro.

Ai primi di agosto 2015 è stato pubblicato dalla Provincia di Chieti il bando europeo per un importo di 15 milioni e 271 mila euro destinati alla realizzazione della pista ciclopedonale della “Via Verde della Costa dei Trabocchi”, di circa 40 Km ubicata sul tracciato ferroviario dismesso nel 2005 dalle Ferrovie dello Stato in un ambito costiero di alta valenza ambientale, compreso tra Ortona e Vasto Marina. I comuni direttamente interessati sono Ortona, San Vito Chietino, Rocca San Giovanni, Fossacesia, Torino di Sangro, Casalbordino e Vasto.

Pensate che ci sarebbe la stessa attrattiva con vista mare o con vista petrolio? Non è possibile accettare comportamenti così schizofrenici che vorrebbero far convivere tutto e il contrario di tutto. L’Abruzzo ha scelto da anni una direzione ben precisa e non può sopportare che scelte inaccettabili calate dall’alto vadano a stravolgere questo percorso. Non è possibile affiancare alla pista ciclabile a terra e alla sequenza di suggestivi Trabocchi sulla linea del mare le orrende piattaforme, i pozzi, le navi e le ciminiere fumanti a qualche km. più in là.

Si tratta di un vergognoso e inaudito scempio che mai e poi mai dovrà realizzarsi.

Basta volgere lo sguardo alla sfortunata Basilicata, dove c’è la più alta concentrazione di estrazione di idrocarburi, per capire i rischi che stiamo correndo se andiamo in quella direzione.

Limitandoci all’esempio turistico e analizzando solo il dato ISTAT degli agriturismi si evidenza con grande nitidezza che nel periodo compreso tra gli anni 2003 e 2011 il numero di strutture ricettive agrituristiche è in netta regressione, perdendo in termini assoluti ben 139 strutture. Questa variazione in negativo si osserva solo ed esclusivamente in questa regione, mentre in tutte le altre si verificano significativi aumenti

La presenza di raffinerie rappresenta un serio ostacolo anche allo sviluppo industriale, come dimostra la vicenda della “Sangro-Chimica” negli anni ’70. Nella domanda della FIAT al Ministero del Bilancio e della Programmazione Economica per la realizzazione di uno stabilimento in Val di Sangro (la futura “Sevel”) si dichiarava testualmente: “Peraltro le caratteristiche delle lavorazioni che vengono effettuate nello Stabilimento, con particolare riguardo alla verniciatura, richiedono che non vengano ubicate nelle vicinanze, tenuto conto anche del regime dei venti, industrie che causino inquinamenti atmosferici dannosi alle lavorazioni stesse, quali ad esempio raffinerie, stabilimenti per la lavorazione di asfalti e bitumi, fonderie, cementerie, concerie, industrie chimiche che scarichino rifiuti inquinanti ed emettano esalazioni nocive ai sensi delle vigenti leggi, ecc.”.  

Al di là dei diversi giudizi storici sulle modalità dell’industrializzazione in Val di Sangro va sottolineato con chiarezza che senza la battaglia vittoriosa contro la “Sangro-Chimica” non ci sarebbe stato alcuno sviluppo in questo senso e oggi ci troveremmo nelle condizioni di Gela, Priolo, Porto Marghera o Taranto a piangere le vittime di quegli impianti.

6.I DANNI PER LA SALUTE E L’AMBIENTE

Abbiamo già visto i gravi danni per la salute umana e l’ambiente determinati dall’idrogeno solforato e dalle altre innumervoli sostanze che verranno immesse in atmosfera o riversate in mare durante l’attività di “Ombrina Mare”.

E’ ormai l’intera Comunità internazionale che si sta mobilitando per abbassare drasticamente le emissioni di gas serra in modo da mitigare i disastrosi cambiamenti climatici in atto causati principalmente dalle fonti fossili come petrolio e gas naturale.

Ai primi di giugno 2015 perfino le potenze mondiali del G7 si sono impegnate a dire basta, e per sempre, ai combustibili fossili, rendendosi conto del disastro cui andiamo incontro se non si ferma questa spirale autodistruttiva!

L’inquinamento da polveri sottili e ultra-sottili provoca in Italia quasi ottomila morti l’anno, 20 al giorno, con pesanti ricadute anche sul PIL nazionale visto che costano 4,5 miliardi di euro tra assistenza medica e farmaceutica e giornate lavorative perse.

L’Italia è tra i Paesi europei in cui si registra la maggior percentuale di popolazione urbana esposta ad elevate concentrazioni di sostanze inquinanti: oltre il 90% per le polveri sottili e più del 50% per il biossido di azoto. Registriamo ogni anno oltre 6.000 ricoveri per problemi cardiovascolari e respiratori e circa 65.000 casi di bronchite acuta e attacchi di asma concentrati in modo particolare tra i giovani.

Accenniamo soltanto ad un altro aspetto di sicura rilevanza che concerne i terremoti, evento tragicamente attuale in Abruzzo. Diversi scienziati segnalano e mettono in guardia sulla concreta possibilità che l’estrazione di idrocarburi in terra e in mare contribuisca a scatenare movimenti tellurici particolarmente in aree già sismiche come le nostre.

La riprova del fatto che ci sia un legame tra terremoti e ricerca di gas e petrolio è data dal recente caso olandese: il 14 aprile 2015 il Consiglio di Stato nazionale ha ordinato che il governo interrompesse l’estrazione di metano nel villaggio di Loppersum, nella provincia di Groningen, dove è localizzato il più grande campo di gas d’Europa. La Corte è intervenuta per porre un freno alle centinaia di piccoli terremoti che hanno causato seri danni agli edifici della regione. Exxon e Shell sono state condannate a un risarcimento da 1,2 miliardi di euro per i danni provocati a 30mila edifici della provincia.

Da noi c’è il caso dell’Emilia Romagna che meriterebbe quantomeno un approfondimento.

  1. LA CHIESA CATTOLICA CONDANNA OMBRINA IN DIFESA DEL CREATO 

Già nel luglio 2008 la CEAM – Conferenza Episcopale Abruzzese Molisana con il documento “Una nuova sobrietà per abitare la terra” si era espressa “riguardo alla nostra terra sempre più minacciata da uno sviluppo che di fatto non tiene conto del peso che ha sull’ambiente in cui viviamo.”

Nell’ottobre 2012 i Vescovi rincarano la dose e condannano senza mezzi termini la deriva petrolifera con il documento “Per una Chiesa e una società custodi della terra d’Abruzzo e Molise”. Ecco il testo integrale:

Noi, Vescovi delle Chiese che sono in Abruzzo e Molise, ancora una volta leviamo alta la voce per denunciare le “ferite” delle nostre terre, minacciate da progetti di “sviluppo” che sono invero segnati da gravi rischi ambientali, socio-economici e umani, in cui viene meno la tutela della vita e la custodia del creato, dono di Dio e impegno morale di tutti gli uomini e le donne di buona volontà.

Ci riferiamo, in particolar modo, ai progetti di sfruttamento energetico, in particolar modo petrolifero, su cui ci siamo già pronunciati come Conferenza episcopale regionale nel 2008 e, mediante l’intervento di alcuni di noi o tramite gli uffici da noi delegati, in varie occasioni nel corso di questi ultimi anni. In luogo di una vera “conversione” a progetti di crescita sostenibile, in ascolto della voce dei territori e delle popolazioni di cui abbiamo la cura pastorale, si confermano e si aggravano le scelte più rischiose per la salute e il benessere di tutti. La stessa promessa di uno sviluppo economico viene a cadere di fronte alla grave situazione economica e sociale, ancora nel pieno della crisi che investe il nostro Paese e, in particolar modo, la nostra Regione: con l’eventuale realizzazione dei progetti di sfruttamento energetico non si sanerebbe la ferita della disoccupazione e della recessione, si accrescerebbe il senso di abbandono e di sopraffazione che le nostre genti percepiscono di fronte a chi esercita poteri decisionali, si avanzerebbe nella spogliazione del nostro ambiente naturale e della nostra economia agricola e turistica, in maniera irreversibile e irresponsabile.

Come afferma il recente documento della CEI in occasione della 7a giornata nazionale per la salvaguardia del Creato (“Educare alla custodia del creato per sanare le ferite della terra”), noi non possiamo “dimenticare le ferite di cui soffre la nostra terra, che possono essere guarite solo da coscienze animate dalla giustizia e da mani solidali. Guarire è voce del verbo amare, e chi desidera guarire sente che quel gesto ha in sé una valenza che lo vorrebbe perenne, come perenne e fedele è l’Amore che sgorga dal cuore di Dio e si manifesta nella bellezza del creato, a noi affidato come dono e responsabilità. Con esso, proprio perché gratuitamente donato, è necessario anche riconciliarsi quando ci accorgiamo di averlo violato” (n. 1). Questo compito comune veda coinvolti tutti, in particolar modo coloro che, a livello locale, regionale e nazionale, hanno ricevuto il mandato di governare lo sviluppo del territorio, perché agiscano in nome del bene comune e non di una singola parte, prestando ascolto al grido della nostra terra, del nostro mare, del nostro cielo: in essi riconosciamo la presenza di Dio, come ci ricorda il “Cantico delle creature” del santo patrono d’Italia Francesco d’Assisi. Allora il nostro grido comune si muterà in canto di lode e di grazie, perché consapevoli di aver realizzato un passo in avanti nella concordia tra noi e quella parte della creazione che ci è stata affidata, per cui essere degni della nostra chiamata più grande: “Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio” (Mt 5,9)”.

I vescovi della CEAM (Conferenza Episcopale Abruzzese-Molisana)

Infine il nuovo documento anti Ombrina dell’agosto 2015:

Difendete la Vita e il Creato: tornate indietro sul “si” ad Ombrina e alle trivellazioni nell’Adriatico!

Ho appreso con dolore e indignazione la recente firma al decreto che autorizza “Ombrina Mare” 2, l’immenso progetto di estrazione petrolifera al largo della nostra “Costa dei Trabocchi”. In questi anni, ripetutamente e a vari livelli, a nome della Chiesa locale ho espresso profonda preoccupazione per questi progetti di sfruttamento petrolifero, raccogliendo l’accorato appello di tante persone che hanno a cuore la salvaguardia del Creato e invitando con forza coloro che hanno il dovere della difesa del bene comune a custodire l’ambiente di vita dell’Abruzzo.

In questi mesi segnali d’invito alla tutela del Creato, nostra “casa comune” da coltivare e custodire,senzamai lasciarsi guidare dalla ricerca del profitto e da logiche di sfruttamento a danno delle presenti e delle future generazioni, sono giunte anche dalla Chiesa universale. Il prossimo 1° settembre 2015 la “Giornata per la salvaguardia del Creato”, celebrata in Italia da tutte le Chiese cristiane da ormai dieci anni, avrà carattere internazionale, evidenziando sempre più l’importanza di questa sfida crescente per la stessa sopravvivenza del pianeta e dell’umanità.

Nella recente enciclica “Laudato Si’”, papa Francesco ha lanciato un’appello perché sia accolta “la sfida urgente di proteggere la nostra casa comune comprende la preoccupazione di unire tutta la famiglia umana nella ricerca di uno sviluppo sostenibile e integrale […] È diventato urgente e impellente lo sviluppo di politiche affinché nei prossimi anni l’emissione di anidride carbonica e di altri gas altamente inquinanti si riduca drasticamente, ad esempio, sostituendo i combustibili fossili e sviluppando fonti di energia rinnovabile” (cf. nn. 13; 26); lo stesso Papa, rivolgendosi a chi esercita il potere politico, scrive che “è sempre necessario acquisire consenso tra i vari attori sociali, che possono apportare diverse prospettive, soluzioni e alternative. Ma nel dibattito devono avere un posto privilegiato gli abitanti del luogo, I quali si interrogano su ciò che vogliono per sé e per i propri figli, e possono tenere in considerazione le finalità che trascendono l’interesse economico immediato” (cf. n. 183). Parole in continuità con il Magistero perenne della Chiesa in ambito sociale e allo stesso tempo profetiche, perché sembrano descrivere perfettamente la situazione della nostra terra e dell’opposizione ai progetti petroliferi come Ombrina Mare 2 e, più in generale, al modello di sviluppo economico dominante.

Torno ad auspicare che la politica tutta, a partire dal Parlamento e dal Governo, realizzi la svolta necessaria per rimettere la difesa della vita umana e dell’ambiente naturale al centro del proprio agire, perché coloro che hanno a cuore il bene comune s’impegnino a difendere questa meravigliosa terra, nostra casa comune. Siete ancora in tempo! Fermate questa devastante deriva, tornate indietro sul “si” a progetti come “Ombrina Mare” di queste settimane! In particolare, mi rivolgo ai politici di estrazione cattolica,coloro che rendono pubblica la loro fede cristiana e l’appartenenza alla Chiesa: essere cristiani non è una bandiera da sventolare, ma uno stile di vita impegnativo,un compito permanente e gravoso,per cui la fede non può essere ridotta ad una sorta di appartenenza di comodo, ma deve esprimere l’orientamento e la forza che deve informare tutta la propria azione politica, rivolta alla ricerca del bene comune, in cui trovano spazio i più alti ideali e valori umani.

A coloro che si stanno impegnando per il bene comune e per la salvaguardia del Creato, del presente e del futuro dell’Abruzzo, dell’Adriatico e di tutte le nostre terre, torno ad esprimere, tramite il mio ufficio, la vicinanza della Chiesa e dei suoi Pastori e li invito a non arrendersi, a “camminare insieme” sempre! Continuiamo ad essere espressione di democrazia reale e di amore responsabile per i luoghi di cui siamo custodi, augurandoci di essere esempio vivo di come contrastare non solo un’economia che uccide la vita e il futuro, ma anche di una politica che ha smarrito il suo interesse per il bene comune e per la costruzione di un ordine sociale fondato sulla giustizia e la pace.

  1. Carmine Miccoli, responsabile Pastorale Sociale, Arcidiocesi di Lanciano-Ortona

L’amministratore delegato di Rockhopper Sergio Morandi ha tentato invano, nel mese di settembre 2015, di convincere la Chiesa cattolica sulla bontà dell’operazione, ma il Presidente della CEAM Monsignor Tommaso Valentinetti ha cordialmente respinto al mittente le argomentazioni favorevoli ribadendo la ferma contrarietà al progetto “Ombrina Mare” con le seguenti parole: “Abbiamo ancora speranze che il progetto di trivellazione sia revocabile e confidiamo di aver nuovamente reinterpretato il pensiero della nostra gente e il dovere, umano e di conseguenza cristiano, di salvaguardare l’ambiente e il bene pubblico e comune».

Con un richiamo finale alla politica locale duro e perentorioavevamo anche strappato promesse dai politici locali in un convegno pubblico e ci sembra giusto che tali impegni vengano mantenuti”.

Patti chiari giustizia lunga.

  1. IL VASTISSIMO SCHIERAMENTO ANTI-OMBRINA DI COMUNI, ENTI, ASSOCIAZIONI, ORGANIZZAZIONI E ATTIVITA’ ECONOMICHE

Oltre alla nettissima posizione della Chiesa cattolica c’è un fronte compatto molto ampio che attraversa l’intera società abruzzese e che viene da lontano con le 50mila firme raccolte nel 2010 da “Nuovo Senso Civico” insieme al “Comitato Abruzzese Difesa Beni Comuni” per una petizione anti-petrolizzazione recepita anche dalla Commissione Europea e che ha trovato i suoi massimi vertici espressivi nelle due mega manifestazioni del 13 aprile 2013 a Pescara con 40 mila partecipanti e del 23 maggio 2015 a Lanciano con 60 mila persone a sfilare in corteo per ribadire la totale contrarietà di un intero popolo alla deriva petrolchimica.

Mai in Italia si era vista una mobilitazione così massiccia su questi temi: abbiamo scritto una pagina di storia importante ma la parola fine dobbiamo ancora conquistarcela.

A titolo dimostrativo segue l’elenco delle oltre 500 adesioni alla manifestazione “NO OMBRINA” del 23 maggio a Lanciano:

ENTI:  Comune di Lanciano (Ch)- Comune di Pescara (Pe)- Provincia di Chieti- Provincia di Pescara- Regione Abruzzo- Assessorato all’ambiente Regione Abruzzo- ANCI Associazione Nazionale Comuni Italiani Abruzzo-  Comune di Frisa (Ch)- Comune di Tollo (Ch)- Comune di Moscufo (Pe)- Comune di Città Sant’Angelo (Pe)- Comune di Picciano (Pe)- Comune di Casoli (Ch)- Comune di Loreto Aprutino (Pe)- Comune di Colledimacine (Ch)- Comune di Mozzagrogna (Ch)- Comune di Elice (Pe)- Comune di Termoli (Cb)- Comune di Vasto (Ch)- Comune di Alba Adriatica (Te)- Comune di Archi (Ch)- Comune di Collecorvino (Pe)- Comune di Filetto (Ch)- Comune di Rocca San Giovanni (Ch)- Comune di Castel Frentano (Ch)- Comune di Francavilla al Mare (Ch)- Comune di Paglieta (Ch)- Comune di Ortona (Ch)- Comune di Roio del sangro (Ch)- Comune di Monteferrante (Ch)- Comune di Spoltore (Pe)- Comune di Casalbordino (Ch)- Comune di Treglio (Ch)- Comune di Torino di Sangro (Ch)- Comune di Bucchianico (Ch)- Comune di Atessa (Ch)- Comune di Fossacesia (Ch)- Comune di Rougemont (Svizzera)- Comune di San Vito Chietino (Ch)- Comune di Tortoreto (Te)- Comune di Mosciano Sant’Angelo (Te)- Comune di Martinsicuro (Te)- Comune di Roseto degli Abruzzi (Te)- Comune di Montesilvano (Pe)- Comune di Orsogna (Ch)- Comune di Penne (Pe)- Comune di Altino (Ch)- Comune di San Buono (Ch)- Comune di Gessopalena (Ch)- Comune di Castiglione Messer Marino (Ch)- Comune di Perano (CH)- Comune di Civitaluparella (CH)- Comune di Bellante (TE)- Comune di Pineto (TE)- Comune di Silvi (TE)- Comune di Casalincontrada (CH)- Comune di Furci (CH).

ASSOCIAZIONI E COMITATI:Zona 22 (S.Vito Chietino) – Nuovo Senso Civico – Foro abruzzese dei movimenti per l’acqua  – Lab61 (Lanciano) -Comitato No Petrolio -Abruzzo Social Forum- Arci Abruzzo e Circoli aderenti- Stazione Ornitologica Abruzzese Onlus –Anab/ Associazione Naturista Abruzzese- Peacelink Abruzzo- Associazione Antimafie Rita Atria- Associazione Culturale Peppino Impastato- Associazione Marelibero Pescara- Associazione Liberimedia- Abruzzo Beni Comuni- Associazione Bed&Breakfast “Parco Majella Costa Trabocchi”-Pax Christi / Punto Pace Pescara- Rete di Solidarietà con la Palestina e Pace nel Mediterraneo Abruzzo e Molise- 3e32 / Casematte (L’Aquila)- Comitato No Stoccaggio Gas (San Martino Sulla Marrucina)- Pescara Punto Zero- Officina del Talento Pianella- Centro Internazionale Crocevia Ong- Nuovo Senso Civico Gruppo Picciano- Comitato No Alla Centrale Termoelettrica (Picciano)- Azione Antifascista Teramo- Associazione Abruzzo Possibile- Slow Food Abruzzo-Molise- Sinistra Anticapitalista Abruzzo- Associazione Ripamare Onlus (Collecorvino)- Associazione Aria Nuova per Francavilla- Sinistra Lavoro Abruzzo- Green Park- Comitato Walkers Abruzzo- Coordinamento Comitati No Elettrodotto Abruzzo- Paese Comune- Comitato No Terna di Sambuceto- Comitato quiete pubblica e ambiente Pineto- SOS territorio Elice- Presidio di Libera Contro le Mafie di Chieti ” Melissa Bassi “- Associazione Valle del Foro Vacri-  Associazione culturale Labelladdormentata turismo responsabile ed escursioni in Abruzzo- Associazione Terra- Lanciano Lab Onlus- Associazione culturale “Lu Battaggion” di Picciano- Assemblea Permanente Primalepersone- Associazione Amici di Punta Aderci di Vasto- Associazione Orsa Minore Sub Lanciano- Movimento Agende Rosse gruppo “Falcone e Borsellino” Abruzzo-  Associazione di Atessa “La Città”-  Artisti Aquilani Onlus- Associazione Brucaliffo- Circolo culturale Chaickana Roseto degli Abruzzi (Te)- Associazione “La città delle donne” Montesilvano- ANXAGAS gruppo acquisto solidale Lanciano- Emergency Pescara- Ironbikers MTB Lanciano- Organizzazione non governativa Identities (Ch)- Associazione “La Filarmonica di Moscufo”- L’altracitta’ Montesilvano- TeatriOFFesi- Fondazione Lorenzo Milani Onlus Termoli- Associazione Culturale Movimentazioni Pescara- CAST (Comitato Ambiente Salute e Territorio)- Mountain Wilderness Abruzzo- Ortona Live- Centro Studi Alto Vastese e Valle del Trigno- Comitato C.A.S.E. di Ortona- Kabawil-El Otro Soy Yo-Abruzzo- Proloco di Torricella Peligna- Associazione Deposito Dei Segni Onlus- Comitato Marsicano No Powercrop- Associazione Fuoriluogo di Santa Lucia di Collecorvino-“Il tesoro di Tatua” di Lanciano (Centro regionale di ricerca e produzione – Cantiere Stabile Delle Arti)- Collettivo di Azione Territoriale di Torrebruna (Ch)- Codici Lanciano -Centro per i Diritti del Cittadino- Costituente del Parco della Costa Teatina- L’Altritalia Associazione culturale- Associazione culturale Talenti e Territori- Associazione “Lu Sole Allavate”- Associazione musicale Anemamè- Management del Dolore Post Operatorio- Percezione Sesto Senso- Complesso Bandistico Città di Picciano- Associazione Musicale “Il Paesedellamusica” Lanciano- Associazione Musicale “Solaris Art Studio” Lanciano- Associazione Onlus “Accordiversi” Lanciano- Associazione Culturale “Il Piccolo Resto” Lanciano- Associazione Culturale “La Pecora Nera” Lanciano- Associazione Culturale “Il Teatro dei Calzolari” Lanciano- Associazione Musicale “La Chitarra di Massimo” Lanciano- Rete di Associazioni culturali Artisti per il Matta – Ex – Mattatoio Pescara- A.S.D. Bivio Calcio (Società di calcio dilettantistico) di Pianella- ACLI circolo di Lanciano- Comitato cittadino per la tutela del territorio di Vasto- Associazione di cultura ambientale Nuovo Saline- Pro Loco di Treglio- Associazione culturale Arena7 di Lanciano- Associazione Malamente- Associazione Teramo 3.0 – Società Civile Attiva- Pastorale Sociale Arcidiocesi di Lanciano-Ortona- Istituto Abruzzese Aree Protette- Comitato Oltre il Gazebo – No Filovia – Pescara- Comitato Stop al Cemento (Pescara)- A.s.d. Polisportiva Arrembaggio (San Vito Chietino)- Associazione Vita Indipendente Abruzzo Onlus- Associazione I Colori del Territorio di Spoltore- Auser Volontariato Lanciano- Associazione ” Il Nibbio – Pro-Natura ” Alto Sangro-Altopiano delle 5Miglia- Unione Nazionale Consumatori Delegazione di Lanciano- Movimento Civico Progetto Lanciano- Write Club Sulmona- Gruppo Fratino Vasto- Udu L’Aquila- Udu Teramo- 360 Gradi Chieti- ANPI Atessa- Comitato la Difesa – Associazione A Monte- Coordinamento Nazionale per gli Alberi e il Paesaggio Onlus- Comitati cittadini per l’ambiente di Sulmona- Associazione Ilaria Rambaldi Onlus- Pro Loco Lanciano- Associazione Culturale Giako Lanciano- Associazione Culturale Frentana – Lanciano- Associazione Nuovo Lanciano- AGESCI Abruzzo-Associazione Culturale EMEIS di Lanciano- Lav, Lega Anti Vivisezione, Pescara- Associazione Quattro zampe Lanciano- Unione Nazionale Consumatori Delegazione di Lanciano- A.S.D. Podisti Frentani- A.s.d Volleyball Lanciano- Consulta Giovanile di Vasto- Area marina protetta Torre del Cerrano- Associazione Apicoltori professionisti d’Abruzzo- GAS_Vasto- Associazione Culturale Social Photography Street 6212 di Lanciano- Associazione Culturale “Puntidisvista?”- Club Alpino Italiano sez. Di Lanciano- CAI Abruzzo- Azzurra Basket – Lanciano

ASD Open Move Parkur Academy – Lanciano- ASD Pallacanestro Lanciano- FotoCineClub Frentano – Lanciano- VastoScienza, Centro Culturale di Scienza e Arte- Associazione Donne “ I Colori Dell’iride “ Lanciano- Riserva Naturale Regionale “Lecceta di Torino di Sangro”- Oasi WWF – Riserva Naturale Regionale “Lago di Serranella”- Cooperativa TERRACOSTE, gestore della Riserva Naturale Regionale “Lecceta di Torino di Sangro”- COGECSTRE Soc. Coop. (Riserva Punta Aderci Vasto).- Associazione Inachis ONLUS- Aps La Galina Caminante- Unione Culturale Filatelica Anxanum- Associazione Amici della Musica “FEDELE FENAROLI”- Associazione Chieti nuova 3 febbraio- Associazione Centro Yoga Namastè – Gioia dei Marsi (AQ)

Università ‘Vincenzo Bellisario’ del conoscere in ogni età di Lanciano- Associazione Glemad Eventi- MAU (movimento per Atessa unita)- Abruzzo civico- EVA, eco villaggio autocostruito, Pescomaggiore (Aq)- MISA a.p.s. Pescomaggiore (Aq)- L.I.D.A (lega italiana diritti degli animali) sezione Ortona- Presidio di Libera, Associazioni, nomi e numeri contro le mafie , di Chieti- Ecologisti Democratici Abruzzo- Associazione Culturale Enrico Berlinguer – Regione Abruzzo

Associazione culturale “Gli Amici di Peppino” di Moscufo (Pe)- Associazione di volontariato onlus Erga Omnes di Chieti- Centro di Servizio per il Volontariato della provincia di Chieti (CSVCH)

Forum Terzo Setttore Abruzzo- Associazione amici degli animali onlus (As.A.d.A.)- Centro documentazione delle case di terra organizzazione no profit di Casalincontrada- Italia Nostra Abruzzo- CIPA ONLUS – Centro di Informazione Prevenzione e Accoglienza di Ortona (CH)- Protezione civile di Archi- Associazione Cittadini Zibido San Giacomo- Centro Parchi Internazionale – Comitato Parchi Nazionali – Centro Studi Ecologici Appenninici- Ambiente e/è Vita Abruzzo Onlus Pescara- Associazione Ambientalista “ORSA Pro Natura Peligna”- Associazione Culturale Buendia Francavilla- Periodico PrimoFoglio Francavilla- Associazione WINTERLINE ASD- Associazione Volontari di Protezione Civile del comune di Perano- L’Acchiappanuvole snc di Valentina Frattura e Francesca Staniscia – Lanciano- Ciclisti Anonimi Pescaresi- Critical Mass Pescara- Associazione culturale Maja di Lanciano- Associazione culturale A.R.I.A. (amici riuniti in arte) con sede in via San Pietro ad Ari (CH) – Centro di iniziativa democratica degli insegnanti CIDI _Pescara- Touring Club Italiano, Club di territorio di Pescara-Chieti- Parco Eremo dannunziano, centro studi di letteratura, storia, arte, natura e cultura- Coordinamento Interregionale Abruzzo-Molise della Federazione nazionale Società di San Vincenzo de Paoli ONLUS- MIRAL Associazione di promozione sociale Lanciano- Associazione di cultura ambientale Nuovo Saline- Italia Nostra L’Aquila-  Associazione FIAB Pescara Bici, Associazione cicloambientalista- Associazione JOSEPH- Lupi della Majella, Gruppo di musica tradizionale abruzzese- Sentiero con papà ONLUS- Associazione culturale ARTS VIBES- “Coordinamento associazioni ambientaliste regionali: No Petrolio – Si Parco della Costa Teatina”:

Legambiente  / WWF / Lipu / Italia Nostra / F.A.I. – Fondo Ambiente Italiano Regione Abruzzo con le delegazioni di Lanciano, Vasto, Chieti, Pescara, Teramo e L’Aquila.

ASSOCIAZIONI NAZIONALI: Coordinamento Nazionale No Triv-  A Sud Onlus- Associazione Nazionale Net Left- Federazione nazionale Pro Natura- Foro italiano dei movimenti per l’acqua- Associazione Nazionale “Psichiatria Democratica”- Greenpeace Italia- F.A.I Italia (Fondo Ambiente Italiano)- Associazione Ambientalista Marevivo- Associazione Studi Ornitologici Italia Meridionale onlus.

ASSOCIAZIONI E COMITATI DALLE ALTRE REGIONI: Rap- Molise Rete per l’autorganizzazione popolare- Liberatermoli – Movimento Civico-  F.A.I. Regione Puglia- F.A.I. Delegazione Provinciale Foggia- Associazione no profit Janelas Ozieri (Sardegna)-Movimento Salviamo le Apuane- Circolo culturale AmbienteScienze (Cremona)- Coordinamento Comitati Ambientalisti Lombardia- Coordinamento No Triv Lombardia- Laboratorio Politico Iskra (Napoli)-

Civico Movimento Politico per Bojano e l’area matesina (CB)- Centri Sociali Marche- Spazio Comune Autogestito TNT Jesi- Associazione Ya Basta Marche- Spazio Autogestito “Arvultura” Senigallia- Officina Popolare “Jolly Roger” Civitanova Marche- Centro Sociale “Asilo Politico”  Ancona- Associazione “Falkatraz” Falconara Marittima- Ambasciata dei Diritti Marche- Centro Sociale Sisma – Macerata- Laboratorio Sociale Fabbri – Fabriano (An)- Spazio Autogestito Grizzly – Fano (Pu)- Squola spa – Pergola (Pu)- Centro sociale TPO Bologna- Labas Bologna- Csoa La strada, Roma- Movimento No Tav- Comitato No Tav Bagnaria (Friuli). Art Lab Parma- Campi Aperti Bologna- Comitato Alternativa Sostenibile Area Metropolitana di Roma-Prenestina-Casilina

Mezzocannone Occupato Napoli- Insurgencia Napoli- Stop Biocidio Campania- Rete Commons Campania- Comitato No Grandi Navi Venezia- Coordinamento dei comitati NoMuos- Comitato per la Tutela del Mare del Gargano- il dialogo – Periodico di Monteforte Irpino (AV)- Rete R.A.S.P.A. (Rete Associazioni Sibaritide Pollino per l’Autotutela) Puglia- Comitati No tap No carbone Puglia

Associazione Lucanapa (Potenza)- Comitato Soccavo Napoli- Taranto Antifascista- Csoa sans papiers Roma- Scup sport e cultura popolare Roma- RadioSonar.net Roma- C.P.S. La Resistenza Ferrara- Coordinamento No Triv Irpinia- La Ola, Organizzazione lucana ambientalista- Bancarotta 2.0 – Lido Pola Liberato Bagnoli Napoli- Rete NO Expo- Rete della conoscenza, Network dei soggetti in Formazione.

ORGANIZZAZIONI DI CATEGORIA, COOPERATIVE, ORGANI DI INFORMAZIONE, ATTIVITA’ COMMERCIALI: Codacons Chieti- Ascom Abruzzo- Confesercenti Abruzzo- Confesercenti Prov.le Chieti- Fiba reg. Abruzzo- Fiba prov. di Chieti- Bellandare Travel Tour operator Incoming Abruzzo- Agriturismo Rifugiomare- Bed and Breakfast Don Pasquale (Picciano)-  Azienda Agricola biologica “Lu Cavaliere” Roseto degli abruzzi (Te)- Azienda agricola biologica “Cirulli Daniela”-  Cooperativa Sociale Aida (Lanciano)-  B&B Azzurro Mare-  Agenzia Viaggi Maradhoo (Lanciano)- Operatori Intour (Lanciano)-  Abracadabra Coop. Sociale Onlus (Sassari)-  Agenzia Giornalistica Economica d’Abruzzo-  Abruzzolive.tv -G.I.T. Abruzzo di Banca Popolare Etica-  “Nonno Romano- Salumi e Formaggi”- Agenzia Viaggi Mister Holiday Vasto-Cupello- Bottega Il Mandorlo (Pe)- Book Caffè Primo Moroni (Pe)- Hg news- Il giornale “Il Martello del Fucino” Pescina- F.i.a.i.p.(Federazione agenti immobiliari professionali) -collegio prov. di Teramo- Hotel Sole-Montesilvano- Associazione AlberghiAmo (Alberghi Montesilvano)

Punto Ecologico- Copagri Abruzzo- Ecopy di Davide Torriero (Lanciano)- MU – Libreria e Studio di design della comunicazione (Lanciano)- Cooperativa Sociale Samidad Onlus sede Lanciano- Legacoop Abruzzo sede Pescara- Clinica Veterinaria San Francesco, Lanciano- Ambulatorio Veterinario dr.Michele D’Attilio- Azienda Apistica Mielu’ Lanciano- Libreria D’Ovidio – Lanciano- Gaia Ambiente Soc. Cooperativa Sociale Onlus- EquAzioni, la bottega del commercio Equo di Lanciano- Connect Abruzzo- Cooperativa Agricola Moderna Oleificio Sociale Torino di Sangro

Oleificio Di Giulio Angelomaria di Paglieta- Cittanet, network di informazione locale: Lancianonews.net, Ortonanotizie.net, Pescaranews.net, Histonium.net, Sansalvo.net, Iltrigno.net, Majellaventino.net- Cooperativa Sociale Daphne – Anversa degli Abruzzi (AQ)- “Maggiociondolo- Supermercato  Biologico” di Pescara- Casa Editrice D’abruzzo – Edizioni Menabo- Azienda Agricola Ludovico (Aq)- Azienda agricola Fontefico, Vasto- La Tenuta Bed Breakfast (Mozzagrogna)- Sanifarma Dr.D’Ercole – Sanitaria Ortopedia Ausili per disabili- ECOCIBIAMO negozio biologico Montesilvano- Soc. Coop. TENDA DEI POPOLI (Commercio equosolidale)- BIENNALE HABITAT Network Internazionale “Adriatico & Ionio Patrimonio dell’Umanità!”- HABITAT WORLD Impresa sociale Giovinazzo (BA)- Libreria On The Road di Montesilvano(PE)

JMOTION Comunicazione Pubblicitaria Produzione Cinematografica Chieti Scalo (CH)- Abruzzo Parks- Consiglio dell’ordine degli avvocati di Lanciano- Radio Popolare Network- Radio Città Pescara- Casa Editrice “Rocco Carabba”- Gruppo Piccola pesca di Vasto Marina .

CANTINE: Cantina Frentana Rocca San Giovanni (Ch)- Cantina San Giacomo di Rocca San Giovanni(Ch)- Cantina Tollo (Ch)- Soc.Cop.Agr. Produttori Riuniti Pian di Mare- Consorzio di cantine CITRA (Ch)- Cantina Sociale “Madonna di Loreto” di Torino di Sangro (Ch)- Cantina Colle Frisio (Frisa)- Cantina Eredi Legonziano (S.C.A) di Lanciano- CAsal Thaulero- Cantine Maligni (CH)- Consorzio Tutela Vini d’Abruzzo (CH)-

TRABOCCHI:  Trabocco Punta Cavalluccio- Trabocco Pesce Palombo- Trabocco Punta Isolata- Trabocco Cungarelle- Trabocco Punta Rocciosa- Trabocco Punta Punciosa- Trabocco Punta Tufano-  Trabocco Punta Fornace.

SINDACATI E PARTITI: Confederazione Cobas Pescara-Chieti – Confederazione Cobas Nazionale- CGIL  Abruzzo- Camera del Lavoro CGIL Pescara – Fiom Cgil Regionale Abruzzo- Fiom Cgil nazionale- Filt-Cgil Abruzzo- Slai Cobas Coordinamento di Chieti-  Slai Cobas Coordinamento di Termoli e Campobasso-  Usb Coordinamento di Chieti-  SEL Lanciano-  SEL Abruzzo-  SEL nazionale- Federazione Provinciale Sinistra Ecologia Liberta’ Chieti- Sinistra Ecologia Libertà – Federazione di Teramo- Partito della Rifondazione Comunista/Sinistra Europea Abruzzo-  Rifondazione Comunista nazionale- Movimento 5 Stelle Pescara – Città S.Angelo 5 stelle-  Gruppo Cinque Stelle San Vito Chietino-  Teramo 5 Stelle-  Giulianova Movimento 5 Stelle

Roseto e dintorni a 5 Stelle-  Giovani Comuniste/i Abruzzo- L’Altra Europa per Tsipras – Italia- Amici Beppe Grillo Lanciano- Associazione Amici di Beppe Grillo Roseto- Gruppo consigliare San Vito Bene Comune- Movimento 5 Stelle di Ortona- Lista civica “Prospettiva Comune”- Movimento 5 Stelle Abruzzo- Movimento Pineto PartecipAttiva- PCL – Partito Comunista dei Lavoratori Abruzzo- Gruppo Consiliare Progetto Miglianico- Movimento 5 Stelle Chieti- Partito Democratico di Montesilvano- Movimento 5 Stelle- Green Italia- La Città Futura Senigallia- Azione Civile Teramo- L’Aquila che Vogliamo- Appello per L’Aquila- Italia dei Valori Segreteria Nazionale- Gruppo consiliare comunale ‘Guardiagrele bene in comune’- Movimento 5 stelle Montesilvano- Francavilla Cinquestelle- Partito Democratico Atessa.

SINGOLI: Antonio Carrara, presidente del Parco nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise-  Dario Febbo, direttore del Parco nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise- Guido Viale- Salvo Vitale- Domenico Pettinari, Consigliere Regionale del M5S-  Don Carmine Miccoli,  Pastorale Sociale, Arcidiocesi di Lanciano-Ortona- Lorenzo Carrozza, Assistente parlamentare Massimo De Rosa, Vice Presidente VIII Commissione Ambiente, Territorio e Lavori pubblici- Fabrizio Papponetti e Giovina Catia Mattioli, consiglieri comunali Miglianico- Cons. Riccardo Mercante, Capogruppo Gruppo Consiliare M5S- Gianluca Vacca, Movimento 5 Stelle- Eleonora Forenza, parlamentare europea L’Altra Europa con Tsipras- Maurizio Acerbo, segreteria nazionale Rifondazione Comunista- Simone Ceresoni, assessore all’Urbanistica di Senigallia- Simona Petaccia, giornalista- Arch. Giuseppe Di Pangrazio, Presidente del Consiglio Regionale dell’Abruzzo-  Daniela Santroni , consigliere comunale Pescara- Ivano Martelli, consigliere comunale Pescara- Giovanni di Iacovo, assessore comune di Pescara- Patrizio Marino, consigliere comunale di Sinistra Ecologia e Libertà di Ortona- Filiberto Zaratti, deputato Sel- Adriano Zaccagnini, deputato Sel- Serena Pellegrino, deputato Sel- Gianni Melilla, deputato Sel- Arturo Scotto, capogruppo parlamentare Sel- Nichi Vendola, presidente nazionale Sel- Alex Caporale, Consigliere Gruppo misto Comune di Lanciano-

Anna Suriani Assessore alle Politiche Sociali e Giovanili Comune di Vasto- Marco Di Nicolantonio, consigliere comunale del Comune di Torre de’ Passeri(PE).

  1. ANCHE I SOSTENITORI DEL PETROLIO RITENGONO INSENSATO TRIVELLARE L’ADRIATICO: LE DICHIARAZIONI DI LEONARDO MAUGERI (EX ALTO DIRIGENTE ENI)

Forti perplessità sulla strategia delle trivellazioni in Adriatico e complessivamente nei mari italiani provengono dagli stessi ambienti favorevoli al petrolio.

Riportiamo per tutti le dichiarazioni di Leonardo Maugeri, uno dei massimi esperti mondiali di energia, ex alto dirigente ENI dal 1994 al 2011 dove ha ricoperto l’incarico di direttore delle strategie e attualmente docente ad Harvard e consulente del Presidente Obama.

In generale sui benefici occupazionali afferma: <L’industria del petrolio non è ad alta intensità di lavoro.>

Poi nel caso specifico delle trivellazioni nel mare italiano prende una posizione contraria molto netta e mette in guardia sui seri rischi a cui si va incontro:

<In Italia ci sono tanti piccoli giacimenti non solo nell’Adriatico ma anche al largo della Sicilia e in altre parti. Lo sviluppo di quei giacimenti sarebbe un accanimento terapeutico contro l’ambiente.>

E ancora:

<Sono contrario alle micro piattaforme un po’ ovunque. Faccio un monito a tutti quelli che si occupano di questa materia: vedo comparire nottetempo imprese petrolifere strane, ma se un domani una di queste micro aziende fa un danno in Italia, chi è che paga quel danno? Allora chiederei a tutti quelli che vogliono partecipare all’esplorazione ed all’eventuale sviluppo in Italia di versare una fidejussione a garanzia di futuri danni. Si vedrà che già in quel momento il 90% di queste imprese scompare.>

(dall’intervista alla trasmissione “Petrolio” di RAI 1 del 28 aprile 2015)

Dal che si evidenzia la totale irrazionalità e l’alto rischio di operazioni come quella di “Ombrina Mare” che anche gli intellettualmente onesti sostenitori del petrolio riconoscono come assurde, pericolose e prive di alcun tipo di ricaduta positiva.

Se lo dicono loro…

  1. L’ITER LEGISLATIVO E AMMINISTRATIVO. LE “OSSERVAZIONI” AL PROGETTO E L’IMBARAZZANTE DECRETO AUTORIZZATIVO.

Mentre ci raccontavano la favoletta dell’Abruzzo “Regione verde d’Europa”, definizione inserita anche nello Statuto regionale all’art.9, i vari governi centrali lavoravano in senso diametralmente opposto con l’obiettivo conclamato di trasformare l’intero Abruzzo, che ha parchi su oltre il 30% del suo territorio, in distretto minerario-petrolchimico.

Così mentre ci attrezzavamo con leggi, progetti, relizzazioni e prospettive di lunga durata per andare nella direzione scelta, dai palazza romani partiva il sabotaggio scientifico senza distinzioni di schieramento politico e nella quasi totale indifferenza e inerzia dei nostri rappresentanti locali al Parlamento.

Il 25 giugno 2008 il Governo Berlusconi emana il Decreto Legge n.112 che, all’art. 8, dispone la “legge obiettivo per lo sfruttamento di giacimenti di idrocarburi” sulla base della quale, scavalcando qualsiasi volontà politica regionale, l’Abruzzo viene classificato ufficialmente “regione mineraria” (Claudio Scajola Ministro per lo Sviluppo Economico).

Passando dalla destra ai cosiddetti “tecnici” la musica non cambia.

Il Governo Monti fa ancora di più: con l’ineffabile Ministro per lo Sviluppo Economico Corrado Passera rimette in gioco concessioni petrolifere che erano state cancellate dal Decreto Prestigiacomo che, a seguito del disastro nel Golfo del Messico, aveva stabilito in 12 miglia dalla costa il limite per il divieto di trivellazioni in mare. Sulla base di quel provvedimento anche “Ombrina Mare” nel 2010 era stata neutralizzata, ma evidentemente la madre dei petrolieri è sempre incinta e così con l’art.35 del “Decreto sviluppo” 83/2012 vengono riattivate le procedure per la sua realizzazione. E così dobbiamo dire grazie ai “salvatori della Patria” Mario Monti e Corrado Passera se ci toccherà la condanna di “Ombrina”. Ma questa soddisfazione non gliela daremo mai.

A futura memoria il Ministro dell’Ambiente di quel governo era Corrado Clini, in precedenza da sempre “signore” del dicastero nelle vesti di alto dirigente, che guardacaso fu arrestato con l’accusa di corruzione. Di lui si ricorderanno sempre le clamorose lettere di ringraziamento “per la piena collaborazione data” inviategli da alcune compagnie petrolifere. Per quali “particolari servigi” non è dato sapere…

Non contenti di questo i super tecnici nella “Strategia Energetica Nazionale” del marzo 2013 alla sezione dedicata agli idrocarburi ribadiscono la deriva petrolchimica della nostra Regione e, dopo aver detto che “l’Italia ha importanti risorse nazionali di idrocarburi potenzialmente sfruttabili soprattutto al Sud” stabiliscono che “In particolare 5 zone in Italia offrono un elevato potenziale di sviluppo: la Val Padana, l’Alto Adriatico, l’Abruzzo, la Basilicata e il Canale di Sicilia”.

Come si sia arricchito il Sud con il petrolio lo abbiamo potuto verificare bene in questi anni in terra di Basilicata, il cosiddetto “Texas d’Italia”, che  con la più alta produzione di idrocarburi e la raffineria più grande d’Europa a Viggiano mantiene i livelli più bassi di PIL di tutto il Continente. Per non parlare di malattie, tumori, depauperamento generale di agricoltura ed economie locali, quelli sì in continua e indesiderata crescita!

Infine con il Governo Renzi e la cosiddetta sinistra al potere si arriva al trionfo di trivelle e petrolieri.

L’emblema di questo approdo è la legge “Sblocca Italia”del 2014 che all’art.38 dichiara: “le attivita’ di prospezione, ricerca e coltivazione di idrocarburi e quelle di stoccaggio sotterraneo di gas naturale rivestono carattere di interesse strategico e sono di pubblica utilita’, urgenti e indifferibili. I relativi titoli abilitativi comprendono pertanto la dichiarazione di pubblica utilita’, indifferibilita’ ed urgenza dell’opera e l’apposizione del vincolo preordinato all’esproprio dei beni in essa compresi.”

Questa discutibilissima legge, attribuendo un carattere strategico alle concessioni di ricerca e sfruttamento di idrocarburi (e non ad esempio alla produzione di vino e olio che crea davvero ricchezza diffusa e stabile), semplifica gli iter autorizzativi rilasciando un titolo concessorio unico, toglie potere alle regioni con le procedure VIA (Valutazione Impatto Ambientale) che diventano competenza del Ministero dell’Ambiente e prolunga i tempi delle concessioni con proroghe che potrebbero arrivare fino a 50 anni.

Non prevedendo la necessità di “forti intese” tra Stato e Regioni l’art.38 dello “Sblocca Italia” non rispetta il vigente titolo V della Costituzione Italiana.

Le innumerevoli “Osservazioni” presentate al progetto “Ombrina Mare”, che veniva indicato come non definitivo dalla stessa società proponente ma che nonostante ciò è stato incredibilmente approvato benchè si riconosca nel decreto autorizzativo questo carattere preliminare, hanno messo in evidenza le innumerevoli incongruenze, le mancanze evidenti e addirittura lo sconfinamento fuori norme vigenti di molte sue parti.

I requisiti di “Progetto Definitivo” sono stabiliti dalla Legge (ad es. art. 93 Dlgs 163/2006) e non dalle arbitrarie “sensazioni di sufficienza” dei membri di una Commissione (la V.I.A. nazionale) tra l’altro sciolta dallo stesso Ministro per presunte illeggittimità.

Analoga considerazione va fatta nei confronti del decreto autorizzativo n°172 del 7 agosto 2015 del Ministero dell’Ambiente di concerto col Ministero delle Attività Culturali che si caratterizza per incompletezza, inconsistenza, contraddittorietà e abuso di competenze.  Il Decreto ha espresso una “Compatibilità Ambientale” a una mera ipotesi progettuale “preliminare” (e non all’obbligatorio “progetto definitivo”) senza collocarla nelle pertinenti procedure e in violazione delle connesse competenze e prerogative.

Clamoroso il caso del “Quadro Riassuntivo delle Emissioni” illeggittimamente dedotto da “impianti simili” che, o per tipologia o per dimensioni, dichiaratamente simili non sono e dunque non vengono nemmeno indicati. Inquietante poi l’aspetto della sicurezza perchè in virtù delle illeggittime e inattuabili prescrizioni di facciata, che non tutelano niente e nessuno, il decreto 172 dà, con grave e superficiale pervicacia, un consenso ad un complesso di strutture ad alto rischio che non ha in origine, e a cui non ci sarà modo di far avere in futuro, alcun piano o sistema di gestione della sicurezza. Ovvero, in tema di sicurezza, ben due ministri hanno firmato un decreto che autorizza un progetto alla deriva e allo sbando e che non conosce e non fa conoscere i rischi a cui va incontro!

UN DISASTRO ANNUNCIATO CHE ATTENDE SOLO DI ACCADERE!

E’ su questi evidentissimi aspetti che faremo leva per far valere le nostre ragioni e soprattutto per garantire il pieno rispetto della Legge.

  1. IL FUTURO E’ FUORI DAL PETROLIO E DALLE FONTI FOSSILI

L’Italia ha il primato europeo della biodiversità per numero di specie e sistemi ecologici, è ai vertici nel mondo per le esportazioni agricole di qualità, ha il primato della concentrazione di beni artistici e culturali con il maggior numero mondiale di siti Unesco e rappresenta una delle maggiori mete turistiche. Per non parlare del comparto eno-gastronomico, dell’artigianato e della manifattura.

Questo è il nostro petrolio dolce, la nostra ricchezza. Questo è il vero interesse strategico nazionale, non andare a sforacchiare in terra e in mare per ricavarne quantità ininfluenti di idrocarburi spesso di scarsissima qualità, inquinanti e deleteri per le pesanti alterazioni del clima che provocano.

Qui di seguito pubblichiamo il testo integrale dell’appello inviato a Renzi il 16 ottobre 2014 da un nutrito gruppo di qualificati scienziati, docenti e ricercatori che contestano puntualmente la Strategia Energetica Nazionale dell’attuale Governo Italiano.

Testo nel quale ci riconosciamo pienamente.

Al Presidente del Consiglio dei Ministri, Matteo Renzi
e, p.c.,
al Ministro dello Sviluppo Economico, Federica Guidi
al Ministro dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, Gianluca Galletti
al Ministro dell’Economia e Finanze, Pietro Carlo Padoan
al Ministro della Salute, Beatrice Lorenzin
al Ministro dell’Istruzione, Università e Ricerca, Stefania Giannini

Lettera Aperta

La Strategia Energetica Nazionale

Caro Presidente,

siamo un gruppo di docenti e ricercatori dell’Università e dei Centri di ricerca di Bologna. In virtù della conoscenza acquisita con i nostri studi e la quotidiana consultazione della letteratura scientifica internazionale, sentiamo il dovere di esprimere la nostra opinione sulla crisi energetica e sul modo di uscirne.
Definire le linee di indirizzo per una valida Strategia Energetica Nazionale è un problema complesso, che deve essere affrontato congiuntamente da almeno cinque prospettive diverse: scientifica, economica, sociale, ambientale e culturale. I punti fondamentali dai quali non si può prescindere sono i seguenti:

1) E’ necessario ridurre il consumo di energia, obiettivo che deve essere perseguito mediante un aumento dell’efficienza energetica e, ancor più, con la creazione  di una cultura della parsimonia, principio di fondamentale importanza per vivere in un mondo che ha risorse limitate.

2) La fine dell’era dei combustibili fossili è inevitabile e ridurne l’uso è urgente per limitare l’inquinamento dell’ambiente e per contenere gli impatti dei cambiamenti climatici. Ridurre il consumo dei combustibili fossili, che importiamo per il 90%,  significa anche ridurre la dipendenza energetica del nostro Paese da altre nazioni.

3) E’ necessario promuovere, mediante scelte politiche appropriate, l’uso di fonti energetiche alternative che siano, per quanto possibile, abbondanti, inesauribili, distribuite su tutto il pianeta, non pericolose per l’uomo e per l’ambiente, capaci di colmare le disuguaglianze e di favorire la pace.

4) Le energie rinnovabili non sono più una fonte marginale di energia, come molti vorrebbero far credere: oggi producono il 22% dell’energia elettrica su scala mondiale e il 40% in Italia, dove il fotovoltaico da solo genera energia pari a quella prodotta da due centrali nucleari.

5) La transizione dai combustibili fossili alle energie rinnovabili sta già avvenendo in tutti i Paesi del mondo.In particolare, l’Unione Europea ha messo in atto una strategia basata sui punti sopra elencati (il Pacchetto Clima Energia 20 20 20, l’Energy Roadmap 2050).

L’Italia non ha carbone, ha pochissimo petrolio e gas, non ha uranio, ma ha tanto sole e le tecnologie solari altro non sono che industria manifatturiera, un settore dove il nostro Paese è sempre stato all’avanguardia. Sviluppando le energie rinnovabili e le tecnologie ad esse collegate il nostro Paese ha un’occasione straordinaria per trarre vantaggi in termini economici (sviluppo occupazionale) e ambientali dalla transizione energetica in atto.
Purtroppo la Strategia Energetica Nazionale, che l’attuale governo ha ereditato da quelli precedenti e che apparentemente ha assunto, non sembra seguire questa strada. In particolare, il recente decreto Sblocca Italia agli articoli 36-38 facilita e addirittura incoraggia le attività di estrazione delle residue, marginali riserve  di petrolio e gas in aree densamente popolate come l’Emilia-Romagna, in zone dove sono presenti città di inestimabile importanza storica, culturale ed artistica come Venezia e Ravenna, lungo tutta la costa del mare Adriatico dal Veneto al Gargano, le regioni del centro-sud e gran parte della Sicilia.

Il decreto attribuisce un carattere strategico alle concessioni di ricerca e sfruttamento di idrocarburi, semplifica gli iter autorizzativi, toglie potere alle regioni e prolunga i tempi delle concessioni con proroghe che potrebbero arrivare fino a 50 anni. Tutto ciò in contrasto con le affermazioni di voler ridurre le emissioni di gas serra e, cosa ancor più grave, senza considerare che le attività di trivellazione ed estrazione ostacolano e, in caso di incidenti, potrebbero addirittura compromettere un’enorme fonte di ricchezza certa per l’economia nazionale: il turismo. D’altra parte il decreto non prende in considerazione la necessità di creare una cultura del risparmio energetico e più in generale della sostenibilità ecologica e non semplifica le procedure che ostacolano lo sviluppo delle energie rinnovabili.

Il mancato apporto, quantitativamente marginale, delle nostre riserve di combustibili fossili potrebbe essere facilmente compensato riducendo i consumi. Ad esempio, mediante una più diffusa riqualificazione energetica degli edifici, la riduzione del limite di velocità sulle autostrade, incoraggiando i cittadini ad acquistare auto che consumino e inquinino meno, incentivando l’uso delle biciclette e dei mezzi pubblici, trasferendo gradualmente parte del trasporto merci dalla strada alla rotaia o a collegamenti marittimi e, soprattutto, mettendo in atto una campagna di informazione e formazione culturale, a partire dalle scuole, per mettere in luce i vantaggi della riduzione dei consumi individuali e collettivi e dello sviluppo delle fonti rinnovabili rispetto al consumo di combustibili fossili e ad una estesa trivellazione del territorio.

L’unica via percorribile per stimolare una reale innovazione nelle aziende, sostenere l’economia e l’occupazione, diminuire l’inquinamento, evitare futuri aumenti del costo dell’energia, ridurre la dipendenza energetica dell’Italia da altri Paesi, ottemperare alle direttive europee concernenti la produzione di gas serra e custodire l’incalcolabile valore paesaggistico delle nostre terre e dei nostri mari consiste nella rinuncia definitiva ad estrarre le nostre esigue riserve di combustibili fossili e in un intenso impegno verso efficienza, risparmio energetico, sviluppo delle energie rinnovabili e della green economy.

Nella speranza che si possa aprire un costruttivo dibattito sui problemi riportati in questo appello, con uno spirito di leale e piena collaborazione auguriamo a Lei e al Suo Governo un proficuo lavoro per il bene della Nazione.

16 ottobre 2014 

Il Comitato Promotore

Vincenzo Balzani (coordinatore), Dipartimento di Chimica “G. Ciamician”, Università- Nicola Armaroli, Istituto ISOF-CNR- Alberto Bellini, Dipartimento di Ingegneria dell’Energia Elettrica e dell’Informazione “Guglielmo Marconi”, Università- Giacomo Bergamini, Dipartimento di Chimica “G. Ciamician”, Università- Enrico Bonatti, ISMAR-CNR- Alessandra Bonoli, Dipartimento di Ingegneria Civile, Chimica, dell’Ambiente e dei Materiali, Università- Carlo Cacciamani, Servizio IdroMeteoClima, ARPA- Romano Camassi, INGV- Sergio Castellari, Divisione servizi climatici, CMCC e INGV- Daniela Cavalcoli, Dipartimento di Fisica ed Astronomia, Università- Marco Cervino, ISAC-CNR- Maria Cristina Facchini, ISAC-CNR- Sandro Fuzzi, ISAC-CNR- Luigi Guerra, Dipartimento di Scienze dell’Educazione «Giovanni Maria Bertin», Università- Giulio Marchesini Reggiani, Dipartimento di Scienze Mediche e Chirurgiche, Università- Vittorio Marletto, Servizio IdroMeteoClima, ARPA- Enrico Sangiorgi, Dipartimento di Ingegneria dell’Energia Elettrica e dell’Informazione “Guglielmo Marconi”, Università- Leonardo Setti, Dipartimento di Chimica Industriale, Università- Micol Todesco, INGV- Margherita Venturi, Dipartimento di Chimica “G. Ciamician”, Università- Stefano Zamagni, Scuola di Economia, Management e Statistica, Università- Gabriele Zanini, UTVALAMB-ENEA.

Non c’è altro da aggiungere.

CONCLUSIONI

In Abruzzo fino al 2010 sono stati perforati 554 pozzi a terra e 138 in mare. Allo stato attuale circa il 50% del territorio abruzzese è interessato da attività legate a ricerca, estrazione e stoccaggio di idrocarburi coinvolgendo tre quarti dei Comuni e quasi il 90% della popolazione.

In questo settore l’Abruzzo ha già dato il suo notevole contributo, anche oltre il dovuto visto che produce più energia di quanta ne consumi, e adesso sceglie un’altra strada più proficua per la sua gente e più consona alle sue vocazioni, quella delle energie pulite  rispettose della qualità della vita. Nel 2013 il 60% dell’energia elettrica consumata dagli abruzzesi è stata prodotta da fonti rinnovabili, acqua, sole e vento.

Altro che Ombrina e deriva petrolifera!

Abbiamo detto che da questa operazione traggono vantaggi solo i petrolieri ma non è del tutto vero: QUI C’E’ IN BALLO IL GIGANTESCO AFFARE DEI RIFIUTI VISTA L’ENORME MOLE CHE NE VERRA’ PRODOTTA DURANTE TUTTO IL PERIODO DI ATTIVITA’ DI “OMBRINA MARE“ E DERIVATI E SAPPIAMO BENE CHE DOVE CI SONO MONTAGNE DI RIFIUTI C’E’ CORRUZIONE, ILLEGALITA’, DIFFUSIONE DELLA CRIMINALITA’ ORGANIZZATA ED AVVELENAMENTO DEL TESSUTO SOCIALE.

Qualche tempo fa gli amici lucani ci avevano ammonito: “Attenzione perché voi adesso siete quello che noi eravamo. Impedite in tutti i modi di sprofondare nelle nostre condizioni!”

E’ proprio quello che faremo cercando di aiutare anche gli sfortunati amici della Basilicata, come i marchigiani o i campani e tutte le popolazioni che subiscono angherie e prepotenze targate “idrocarburi”.

Questo devono capire bene tutti i rappresentanti degli Abruzzesi al Parlamento, in Regione, nelle Province e nei Comuni.

Siamo stufi di tentennamenti, rimpalli di responsabilità e squallidi giochi delle tre carte.

Siamo stufi di personaggi bifronte che qui sono dalla tua parte e poi quando si tratta davvero di agire e decidere cambiano subito casacca.

Siamo stufi di Senatori e Deputati assenti e conniventi che invece di servire il Popolo che li ha designati come difensori e custodi del proprio futuro, si piegano ai voleri del capo di turno.

Siamo stufi dei pirati in mare e dei predoni a terra che fanno scempio delle nostre vite per i loro gretti interessi di portafoglio.

Siamo stufi dei falsi amici, dei politici mediocri, della meschinità di tante persone.

E quando un intero Popolo è stufo ed ha la memoria lunga bisogna fare molta attenzione perché le poltrone cominciano a vacillare.

A buon intenditor poche parole.

E come sempre le uniche parole che vogliamo sentire sono i fatti.

RINGRAZIAMENTI E AUSPICI

Questa guida ragionata è stata realizzata, oltre che sulla base di riflessioni proprie, utilizzando ed elaborando atti ufficiali (progetto originale, allegati, osservazioni, ecc.), studi e relazioni di tecnici e legali del movimento e contributi messi in rete da studiosi, esperti, associazioni e semplici volontari o appassionati dell’argomento.

Allo stesso modo anche noi mettiamo a disposizione il presente elaborato da diffondere in tutte le sedi e da utilizzare quale strumento per raggiungere l’obiettivo comune di chi ama e rispetta l’Abruzzo: la cancellazione definitiva di “Ombrina” e di tutti gli altri progetti di estrazione a terra e in mare che portano benefici solo ed esclusivamente ai pochissimi che li realizzano ed a tutti quelli che glielo consentono.

Riteniamo che sia uno strumento utile non solo per la battaglia specifica ma per tutti i conflitti in corso in Italia considerato che molti dati e considerazioni sono esportabili a qualsiasi altro progetto estrattivo in mare.

Quando alla fine “Ombrina Mare” scomparirà dal nostro orizzonte, sapremo distinguere bene chi si è battuto con coraggio e passione per raggiungere il bene comune da chi invece, pavido, falso, colluso o corrotto, ha tramato nell’ombra contro la volontà della propria gente che non merita né di servire (male), né di rappresentare (malissimo).

RICORDIAMO CON ORGOGLIO A TUTTI, MA PROPRIO A TUTTI, CHE IN ABRUZZO ABBIAMO SEMPRE IMPEDITO LA COSTRUZIONE DI UNA QUALSIASI RAFFINERIA, DAGLI ANNI ’70 CON LA “SANGRO-CHIMICA” FINO AI TEMPI  RECENTI CON LE BATTAGLIE VINTE A ORTONA (“CENTRO OLI” DELL’ENI) E A BOMBA (RAFFINERIA “FOREST” VISTA LAGO).

SAREMO FIERI DI AGGIUNGERE PRESTO A QUESTO ELENCO ANCHE OMBRINA E LA SUA ORRIBILE NAVE. 

In alto i cuori!

FM

no_ombrina

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