UNA MONTAGNA DI AMIANTO SUL GRETO DEL SANGRO
UNA MONTAGNA DI AMIANTO SUL GRETO DEL SANGRO
Una quantità impressionante di pannelli di eternit, (circa 300 e verosimilmente altrettanti portati via dalla piena), poggiata a pochi metri dalle sponde del fiume Sangro, all’interno del comune di Lanciano, è stata individuata e segnalata alle autorità e al Sindaco Dott. Mario Pupillo che già si sono attivati per una prima messa in sicurezza del sito.
La scoperta è frutto dell’attività di controllo operata sul territorio da Nuovo Senso Civico, grazie ad una fitta rete di collaboratori diffusa in tutt’Abruzzo.
La mole dello scarico abusivo, effettuato nelle ultime settimane o forse più, probabilmente a più riprese, è sicuramente opera di una vera e propria “banda dell’amianto”. Dai rilievi effettuati non è escludibile che una parte anche cospicua di quei pannelli sia stata trasportata in mare dalle piene del Sangro. Parliamo di veri e propri criminali che hanno smantellato uno o più capannoni ricoperti dai tipici pannelli ondulati in uso negli anni ’60 e ’70, quando l’eternit, un composto di cemento ed amianto, nonostante le prime prove scientifiche della sua pericolosità per la salute umana, veniva massicciamente impiegato nell’edilizia. L’amianto, anche detto asbesto, con l’usura, disperde una polvere che è causa di mesotelioma pleurico, un cancro che non dà scampo. Il periodo di incubazione di questo tumore è di 20/30 anni. Casale Monferrato, sede di una fabbrica di eternit, è il tragico emblema della sua pericolosità: la polvere di amianto dispersa nell’aria continua a colpire, dopo 30 anni dalla chiusura della fabbrica, non solo gli operai, ma anche tutti coloro i quali risiedevano nei pressi della fabbrica, con un bilancio che non lascia spazio a contradditorio: nella provincia di Alessandria si contano 1.800 morti a causa del mesotelioma, una vera e propria strage silenziosa.
L’abbandono sulle sponde di un fiume di tonnellate di amianto è, per tutto questo, oltre che vandalismo allo stato puro, un atto criminale inqualificabile, che riporta al centro della discussione sui temi ambientali il principio che chi inquina uccide.
Alla ricerca delle ragioni di uno scempio di questa portata, del quale speriamo prestissimo vengano assicurati alla giustizia i responsabili, è giusto riflettere su una questione.
L’amianto è stato impiegato per anni nell’edilizia civile ed industriale fino agli anni ‘80, nonostante le acquisizioni scientifiche sulle conseguenze devastanti sulla salute umana risalgano agli anni ‘60. Il ritardo dello Stato nel ricorrere a strumenti legislativi che ne proibissero l’utilizzo dovrebbe indurre gli attuali legislatori quanto meno ad alleggerire gli enormi costi di smaltimento dell’amianto, se non azzerarli.
Sarebbe giusto, che a pagare lo smaltimento dell’eternit, sia chi ha tradito il proprio ruolo di tutore della salute pubblica, mettendola al servizio degli interessi dell’allora florida imprenditoria legata alla sua produzione.
Per chiunque possegga anche una semplice tettoia in eternit per coprire una stalla, i costi per lo smaltimento sono talmente elevati da indurre alcuni a correre il rischio di liberarsene illegalmente. Ovviamente questo non può giustificare chi si rende responsabile di attentato alla salute pubblica, né del piccolo, né del grande conferimento abusivo sulle sponde di un fiume, ma dovrebbe indurre chi governa a rendere possibile lo smaltimento dell’eternit con procedure che, individuate le priorità e le disponibilità economiche degli attori coinvolti, assegni allo Stato stesso il ruolo di maggiore contribuente finanziario per il suo smaltimento.
Il capillare impiego dell’eternit, secondo le stime del mondo scientifico, avrà un esito sui rischi per la salute che non ancora conosce il suo picco, per via dell’incubazione del mesotelioma che può raggiungere i 30 anni dopo una sola fortuita inalazione.
Se il vento trasportasse la polvere d’amianto da quei pannelli ondulati deteriorati su un grappolo d’uva e un bambino non troppo fortunato, in compagnia del padre pescatore, cogliesse un acino di quell’uva e ne pulisse la buccia prima di ingerirlo, facendo danzare nell’aria vicino al suo naso una sola molecola di quella polvere, quel bambino a 30 o 40 anni si ammalerà di mesotelioma.
La responsabilità sarebbe della “banda dell’amianto” senza dubbio, ma ancor più di chi, nel colpevole ritardo di una attività legislativa a tutela della salute dei cittadini, fa vergognosamente pesare esclusivamente su quel pescatore, su quel bambino e su di noi cittadini tutti, i costi per lo smaltimento di un vero e proprio killer silenzioso: l’amianto.
Libera nos domine dall’eternit, che di eterno sembra avere solo le conseguenze nefaste sulle nostre vite, tra delinquenti spregiudicati e uno Stato sempre più responsabile del degrado nel quale ci ritroviamo immersi fino al collo.
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